Cosa vedere a Risan, la perla delle Bocche di Cattaro

Sai quella sensazione quando apri una vecchia scatola in soffitta e trovi un tesoro che non sapevi di possedere? Ecco esattamente cosa prova chiunque metta piede a Risan per la prima volta. Questa piccola città montenegrina, adagiata come un gatto al sole sulle rive della Baia di Kotor, custodisce alcuni dei segreti archeologici più straordinari d’Europa – e il bello è che praticamente nessuno lo sa.

Immagina di camminare su mosaici romani perfettamente conservati del III secolo, di toccare con mano (beh, quasi) gli affreschi che decoravano le ville dei patrizi mentre l’Impero Romano dominava questi luoghi. La Villa Romana di Risan non è solo un sito archeologico: è una macchina del tempo che funziona davvero. E poi ci sono le chiese di San Pietro e San Teodoro, dove l’arte bizantina si mescola alla spiritualità in un cocktail che ti fa girare la testa – nel senso buono, ovviamente.

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Ma Risan non vive solo di passato. Dalla Torre dell’Orologio godrai di panorami che renderebbero geloso qualsiasi fotografo di National Geographic, mentre il Palazzo Grgurin ti racconterà storie di nobili montenegrini tra giardini barocchi. E quando avrai bisogno di una pausa? La Spiaggia di Risan ti aspetta con le sue acque cristalline, a due passi da Perast – la “piccola Venezia” delle Bocche di Cattaro – e dalla storica Stazione di Njegusi.

In questa guida ti svelerò tutti i trucchi per visitare queste meraviglie: orari segreti per evitare le folle, biglietti scontati, e quelle piccole informazioni pratiche che fanno la differenza tra un viaggio normale e un’avventura indimenticabile.

Villa romana di Risan: tesori archeologici del III secolo

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Mosaico della Villa Romana di Risan (Montenegro)

Ora, devo confessare una cosa: quando ho sentito parlare per la prima volta della Villa Romana di Risan, ho pensato “Ah, sì, un altro mucchietto di pietre con un cartello sbiadito”. Mai stato così felice di sbagliarmi. Questa villa non è solo un sito archeologico – è praticamente Pompei senza le folle di turisti e con una vista sulla Baia di Kotor che ti fa dimenticare di essere in Montenegro e non in qualche resort di lusso dell’antichità.

La cosa straordinaria è che questo gioiello del II-III secolo d.C. sia rimasto nascosto sotto terra fino al 1902, quando qualcuno con molta fortuna e un piccone ha fatto la scoperta archeologica del secolo. Pensate: per oltre mille anni, la gente di Risan ha camminato sopra uno dei migliori esempi di architettura romana nei Balcani senza saperlo. È come avere la Gioconda appesa in cantina e usarla come sottopentola.

Cosa vedere tra mosaici e affreschi

I mosaici romani di questa villa sono, e non esagero, da togliere il fiato. Non parliamo di quei mosaici geometrici che sembrano le piastrelle del bagno di tua nonna, ma di vere e proprie opere d’arte che raccontano storie. Nelle stanze sotterranee – e qui viene la parte divertente – ti ritrovi faccia a faccia con scene mitologiche dedicate a Nettuno e Poseidone. Evidentemente, anche duemila anni fa, se avevi una villa sul mare, dovevi dimostrare il tuo rispetto per le divinità marine. Un po’ come mettere oggi un’ancora decorativa in salotto, ma con più stile.

Gli affreschi originali sono conservati così bene che ti chiedi se i pittori romani non avessero qualche trucco segreto che noi abbiamo dimenticato. Le scene di caccia, danze e mitologia romana ti guardano dalle pareti con colori ancora vividi – un rosso pompeiano che farebbe invidia a qualsiasi designer d’interni contemporaneo.

Ma la cosa che mi ha colpito di più sono i resti delle terme. Sì, avete capito bene: questi antichi romani di Dalmazia avevano già capito che dopo una lunga giornata di amministrazione dell’Impero, non c’era niente di meglio di un bagno caldo con vista mare. Le fontane e i giardini all’italiana completano il quadro di quello che doveva essere il paradiso terrestre per un patrizio dell’epoca.

Il bello è che questo non era nemmeno un caso isolato. La villa testimonia la prosperità che gli Illiri prima e i Romani poi avevano costruito in questa zona strategica. Dioclea, l’antica città romana di cui Risan faceva parte, era un centro commerciale e amministrativo di primo piano, una specie di Miami dell’Impero Romano, se vogliamo.

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Consigli pratici: biglietti, orari e accessibilità

Parliamo di cose pratiche, perché la storia è bella, ma sapere quando andare e quanto spendere è ancora più bello. I biglietti per la Villa Romana Risan costano €3 per gli adulti – meno di un caffè al bar dell’aeroporto – e €1,50 per i bambini. Se viaggiate in famiglia, c’è il biglietto famiglia a €7 che copre due adulti e fino a tre bambini. Francamente, per quello che vedete, è praticamente gratis.

Gli orari di apertura della Villa Romana cambiano con le stagioni, come è giusto che sia in un paese che ha capito il valore del ritmo naturale. In estate (aprile-ottobre) è aperta dalle 9:00 alle 19:00 tutti i giorni, mentre in inverno (novembre-marzo) chiude prima, alle 15:00, ed è chiusa il lunedì. Consiglio personale: andate al mattino presto o nel tardo pomeriggio. Non solo eviterete il caldo e le (poche) folle, ma la luce è migliore per le foto.

Per quanto riguarda l’accessibilità, la villa è parzialmente accessibile ai disabili. Le aree principali sono raggiungibili tramite rampe, anche se alcune sezioni sotterranee – proprio quelle con i mosaici più belli, naturalmente – non sono accessibili in carrozzina. Ma non disperate: dall’area principale si riesce comunque a vedere buona parte dei tesori.

Il parcheggio è gratuito e si trova a 50 metri dall’ingresso. In Montenegro, scoprirete presto, il parcheggio gratuito è una specie di miracolo quotidiano che non dovete mai dare per scontato.

Le visite guidate in italiano sono disponibili su prenotazione per €10 aggiuntivi, e ve le consiglio caldamente. Le guide locali hanno quel tipo di conoscenza che non troverete in nessuna Lonely Planet: sanno quale imperatore preferiva quale tipo di vino e perché quel particolare mosaico rappresenta la vittoria sui pirati adriatici.

Durata della visita: calcolate 45-60 minuti se volete vedere tutto con calma. E se viaggiate con bambini, portateli pure: i piccoli adorano esplorare le “case sotterranee” e immaginare come vivevano i giovani romani. C’è qualcosa di magico nel vedere un bambino di otto anni che cerca di decifrare scene mitologiche con la stessa serietà di un professore universitario.

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Chiesa di San Pietro, un capolavoro dell’arte bizantina

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Chiesa di San Pietro e Paolo (Montenegro)

C’è qualcosa di profondamente rassicurante nel salire verso la Chiesa di San Pietro. Forse è il modo in cui si erge sulla collina, come se fosse sempre stata lì ad aspettare pazientemente che qualcuno si accorgesse della sua esistenza. O forse è il fatto che, dopo mille anni, continua a fare esattamente quello per cui è stata costruita: accogliere anime in cerca di pace e, nel mio caso, turisti in cerca di Wi-Fi per postare foto su Instagram.

La cosa buffa è che questa chiesa del IX secolo ha attraversato più imperi di quanto io abbia attraversato diete. Ha visto passare Bizantini, Veneziani, Austriaci, Jugoslavi, e ora noi turisti moderni con le nostre macchine fotografiche digitali, eppure mantiene quella serenità che ti fa pensare che forse, dopotutto, alcune cose non cambiano mai davvero.

La vista dalla Chiesa di San Pietro sulla Baia di Kotor è una di quelle che ti fanno capire perché la gente del Medioevo credeva che Dio vivesse lassù in cielo. Da quassù, il mondo sembra effettivamente un posto progettato da qualcuno con un ottimo senso estetico e una passione per le simmetrie naturali.

Architettura romanica e affreschi del XIV secolo

Ora, io non sono un esperto di architettura religiosa – riesco a malapena a distinguere un arco gotico da un arco trionfale – ma anche a me è evidente che questa chiesa è qualcosa di speciale. L’architettura romanica si fonde con elementi bizantini in modo così naturale che ti chiedi se gli architetti medievali non avessero qualche manuale segreto su “Come far convivere stili diversi senza sembrare un centro commerciale moderno”.

Gli affreschi bizantini del XIV secolo sono la vera star dello spettacolo. E quando dico “star”, intendo nel senso più letterale: questi dipinti murali hanno una qualità cinematografica che renderebbe geloso Steven Spielberg. Le scene bibliche sembrano prendere vita sotto gli occhi, e non è solo per l’effetto delle candele tremolanti. C’è una tecnica, una profondità nei colori che ti fa capire perché l’arte bizantina dominava il mondo medievale come oggi domina Netflix.

Le icone conservate all’interno sono, per usare un termine tecnico che ho imparato da mia nonna, “una meraviglia”. Queste piccole finestre sul divino sono dipinte secondo una tradizione che risale direttamente al Patriarcato di Costantinopoli, il che significa che stai guardando tecniche artistiche che sono rimaste immutate per secoli. È come trovare un iPhone del 1200 che funziona ancora perfettamente.

Gli altari riccamente decorati dimostrano che, anche in Montenegro, quando si trattava di onorare il Signore, non si badava a spese. L’oro luccica ancora dopo secoli, e ti fa pensare che forse l’investimento in arte sacra fosse il Bitcoin del Medioevo – sempre in crescita di valore.

La Chiesa Ortodossa Serba ha mantenuto questo luogo con una cura che farebbe invidia a qualsiasi museo moderno. I manoscritti antichi conservati qui testimoniano un’epoca in cui copiare un libro era un atto di fede, non una violazione del copyright.

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Informazioni per la visita e festività religiose

Le informazioni pratiche per visitare la Chiesa di San Pietro sono, fortunatamente, più semplici di quanto ci si aspetterebbe da un edificio del IX secolo. Gli orari delle messe sono domenica alle 8:00 e alle 10:00, e nei giorni feriali alle 18:00 d’estate e alle 17:00 d’inverno. Se non siete praticanti ma volete comunque vedere l’interno, la chiesa è visitabile liberamente dalle 9:00 alle 18:00 in estate e dalle 9:00 alle 16:00 in inverno.

Per quanto riguarda l’accessibilità, la chiesa è sorprendentemente accogliente. L’accesso principale è pianeggiante – un miracolo dell’ingegneria medievale che evidentemente aveva già capito l’importanza dell’accesso universale. C’è anche una rampa laterale per carrozzine, aggiunta in tempi più recenti ma integrata con tale discrezione che sembra sia sempre stata lì.

La festività di San Pietro del 29 giugno è l’evento dell’anno a Risan. Immaginate una festa di paese italiana, trasferitela in Montenegro, aggiungete processioni ortodossse e musica sacra che riecheggia tra le montagne, e avrete un’idea di cosa vi aspetta. I locali si preparano per mesi, e l’atmosfera è così coinvolgente che anche i turisti più laici si ritrovano a cantare inni in cirillico senza sapere come sia successo.

Se viaggiate con bambini, portateli pure. I piccoli visitatori sono sempre benvenuti, e durante le visite guidate gratuite (disponibilità variabile, dipende dalla presenza dei volontari della parrocchia) possono imparare storie sulla vita di San Pietro che non troveranno in nessun libro di scuola. C’è qualcosa di magico nel vedere un bambino scoprire che anche duemila anni fa c’erano persone che credevano nelle stesse cose in cui crede la sua nonna.

Il parcheggio gratuito si trova a 100 metri dalla chiesa, lungo la strada principale di Risan. In un paese dove il parcheggio gratuito è raro come un giorno senza turisti a Dubrovnik, questo è un altro piccolo miracolo di cui essere grati.

Spiaggia di Risan: relax nella baia di Kotor

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Spiaggia di Risan (Montenegro)

C’è qualcosa di magicamente consolante nelle piccole spiagge che non hanno mai sentito parlare di influencer o beach club. La spiaggia di Risan ha quella rara qualità di farvi sentire come se aveste scoperto un segreto che il resto del mondo turistico ha inspiegabilmente ignorato.

Dalla sabbia, la baia di Kotor assume una dimensione completamente diversa. Le montagne sembrano fare la guardia a questo angolo di Adriatico con la serietà di buttafuori molto ben vestiti, mentre l’acqua ha quella trasparenza che vi fa dubitare delle vostre capacità di giudizio della profondità.

Sport acquatici e servizi balneari

Il noleggio kayak costa €15 per mezza giornata, che è ragionevole considerando che state comprando l’accesso a uno dei panorami più belli d’Europa. Pagaiare qui vi fa sentire esploratori, anche se state solo girando in tondo a cinquanta metri dalla riva.

I pedalò (€10 l’ora) sono il mio mezzo preferito – non è veloce, non è elegante, ma è sorprendentemente divertente. È l’equivalente acquatico di una golf cart.

Le sdraio e ombrelloni costano €8 al giorno e includono un tavolino dove appoggiare il libro che fingerete di leggere mentre guardate l’acqua. L’acqua raggiunge i perfetti 25°C in estate, rimanendo piacevole da maggio a ottobre.

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Parcheggio, accessibilità e ristoranti

Il parcheggio è gratuito a cinquanta metri dalla spiaggia. Gratuito. Nel 2025. Su una spiaggia con vista sulla baia di Kotor. A volte mi chiedo se i montenegrini abbiano capito qualcosa sull’ospitalità che il resto del mondo ha dimenticato.

C’è una passerella stabile dal parcheggio alla spiaggia e servizi accessibili. Il ristorante sulla spiaggia serve probabilmente la migliore frittura di pesce del Montenegro, con porzioni generose e prezzi che vi faranno dubitare di aver letto bene il menu.

La gelateria locale merita una menzione speciale: gestita da una famiglia che ha dedicato la vita a perfezionare gelati artigianali con sapori dalla lavanda al miele di montagna.

Baia di Kotor: patrimonio UNESCO ed escursioni

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Vista della baia di Kotor (Montenegro)

Ogni tanto mi chiedo se l’UNESCO abbia delle persone il cui unico lavoro è girare il mondo per trovare posti così belli da far venire il mal di testa solo a guardarli. Se è così, chiunque abbia “scoperto” la Baia di Kotor merita una promozione immediata e possibilmente una statua.

Perché vedete, la Baia di Kotor non è semplicemente bella – è bella in quel modo che vi fa dimenticare cosa stavate dicendo a metà frase. È tecnicamente un fiordo, anche se si trova nel Mediterraneo, il che è un po’ come trovare un pinguino in Toscana: geograficamente confuso ma indiscutibilmente affascinante.

Parco Nazionale Lovćen e natura incontaminata

Il Parco Nazionale Lovćen si erge dietro Risan come una versione montenegrina delle Alpi, solo che nessuno vi dirà mai di indossare scarpe specifiche o di seguire sentieri numerati con la precisione militare svizzera. È natura incontaminata nel senso più puro del termine – il tipo di posto dove gli alberi crescono dove vogliono e gli animali selvatici non hanno ancora imparato ad avere paura dei turisti con i bastoncini da trekking.

La vetta del monte Lovćen offre panorami che vi faranno capire perché i poeti romantici erano così ossessionati dalle “vedute sublimi”. Da lassù, l’intera Baia di Kotor si stende davanti a voi come una mappa tridimensionale progettata da qualcuno con un talento particolare per la composizione scenica.

Tour e trekking nella baia

I tour in barca partono ogni ora dal porto di Risan (€25 per adulti, €15 bambini) e vi porteranno in giro per la baia con quella velocità rilassata che caratterizza tutto il Montenegro. È il tipo di esperienza che vi fa apprezzare il concetto di “tempo montenegrino” – ovvero, le cose succedono quando devono succedere, non quando l’orologio dice che dovrebbero.

Per il trekking, ci sono sentieri che vanno dalla passeggiata digestiva al “perché mai ho pensato che fosse una buona idea?”. Il sentiero per Lovćen richiede circa 3 ore e un livello di forma fisica che io generosamente definisco “ottimistico”, ma la vista vale ogni singolo passo sudato.

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Perast – gita nella Venezia del Montenegro

C’è qualcosa di deliziosamente pretenzioso nel chiamare Perast “la Venezia del Montenegro”. È un po’ come dire che il vostro gatto assomiglia a una tigre – tecnicamente vero ma che manca completamente il punto. Perast non ha bisogno di assomigliare a Venezia per essere straordinaria. È straordinaria da sola, grazie mille.

La cosa che mi colpisce sempre di Perast è come riesca a sembrare così importante pur essendo fondamentalmente un villaggio di pescatori che ha avuto una giornata particolarmente fortunata con l’architetto. I palazzi che si affacciano sul mare hanno quella sicurezza di sé tipica degli edifici che sanno di essere belli – come persone attraenti che non hanno mai dubitato del proprio fascino.

Palazzi barocco veneziano ed isola di Gospa od Škrpjela

I palazzi barocco veneziano di Perast sono disposti lungo il lungomare con la precisione di una cartolina, il che mi fa sempre sospettare che qualcuno nel XVIII secolo avesse già capito l’importanza del turismo. Ogni palazzo sembra progettato per essere fotografato, con quei balconi ornati che sporgono sull’acqua come se stessero facendo un inchino permanente al mare.

Il santuario di Nostra Signora delle Rocce si raggiunge con una barca che vi porterà su una piccola isola artificiale (isola di Gospa od Škrpjela) – sì, avete sentito bene, artificiale. Evidentemente nel XV secolo qualcuno ha pensato: “Sapete cosa manca a questa baia perfetta? Un’isola con una chiesa.” E così hanno costruito un’isola da zero, buttando sassi in mare per duecento anni finché non hanno avuto abbastanza terra per una chiesa. È il tipo di determinazione religiosa che fa sembrare la costruzione delle cattedrali gotiche un progetto del weekend.

Come arrivare e battello per le isole

Da Risan a Perast sono esattamente 4 chilometri di strada costiera che vi faranno capire perché la gente sceglie di vivere in Montenegro e poi non riesce più ad andarsene. Il viaggio in auto dura 8 minuti se rispettate i limiti di velocità, 45 minuti se, come me, vi fermate ogni duecento metri per fare foto.

I battelli per le isole partono ogni 30 minuti dal porto di Perast (€5 andata e ritorno). Il biglietto include la visita alla Madonna dello Scalpello e a San Giorgio, più il piacere di navigare in acque così trasparenti che sembrano vetro liquido.

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Stazione di Njegusi, un patrimonio ferroviario storico

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Affumicatoio del paese di Njegusi (Montenegro)

C’è qualcosa di profondamente romantico nelle stazioni ferroviarie abbandonate che va ben oltre la nostalgia per i viaggi in treno. Forse è l’idea che questi luoghi un tempo pulsavano di vita – gente che partiva per avventure, che tornava a casa, che si salutava con lacrime agli occhi o si ritrovava con abbracci che duravano troppo poco. La Stazione di Njegusi ha quella qualità particolare dei luoghi che hanno visto passare la Storia con la S maiuscola, rimanendo in piedi a raccontarla a chiunque abbia la pazienza di ascoltare.

Quando ho visitato per la prima volta questa stazione, mi sono chiesto perché qualcuno nel 1901 avesse deciso di costruire una fermata ferroviaria in quello che allora doveva essere il mezzo del nulla montenegrino. Poi ho capito: non era il nulla, era il centro del mondo per chi viveva lì. È una di quelle lezioni di umiltà geografica che i viaggi ti insegnano continuamente.

Architettura neoclassica e linea Belgrado-Bar

L’architettura neoclassica della stazione ha quella solidità autoritaria tipica dell’ingegneria austro-ungarica – costruita per durare mille anni e resistere a tutto, dalle guerre mondiali ai turisti con zaini troppo pesanti. Gli architetti del 1901 evidentemente credevano che una stazione ferroviaria dovesse sembrare un piccolo palazzo, non una sala d’attesa con i distributori di merendine.

I dettagli in stile liberty che decorano la facciata dimostrano che anche nel Montenegro rurale di inizio Novecento qualcuno aveva deciso che la bellezza era importante quanto la funzionalità. È il tipo di attenzione estetica che fa sembrare le nostre moderne stazioni ferroviarie dei parcheggi coperti particolarmente deprimenti.

La linea Belgrado-Bar era, quando fu completata, un miracolo dell’ingegneria ferroviaria che collegava il cuore dei Balcani al mare Adriatico. Pensate: nel 1901 potevate salire su un treno a Belgrado e arrivare fino alla costa montenegrina, attraversando montagne, valli e almeno tre diversi sistemi politici. Era l’equivalente ottocentesco di un volo low-cost, solo con più carbone e panorami migliori.

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Treni turistici e storia della ferrovia

Oggi la stazione ospita un piccolo museo che racconta la storia delle Ferrovie Jugoslave con quella passione enciclopedica tipica dei cultori delle ferrovie. Scoprirete che costruire una ferrovia attraverso le montagne montenegrine richiese l’inventiva di ingeneri che evidentemente non avevano mai sentito la parola “impossibile” e la pazienza di operai che dovevano essere motivati da qualcosa di più forte del semplice stipendio.

I treni turistici che ancora transitano sulla linea offrono uno dei viaggi ferroviari più spettacolari d’Europa. Il tragitto da Podgorica a Bar attraversa 254 tunnel e 435 ponti – numeri che danno l’idea della complessità ingegneristica coinvolta e della quantità di dinamite necessaria per convincere le montagne montenegrine a farsi attraversare da un treno.

La cosa che più mi affascina è che molti di questi tunnel e ponti sono ancora quelli originali del 1901, il che significa che ogni volta che un treno passa, sta utilizzando l’ingegneria di persone che lavoravano con strumenti che oggi trovereste in un museo. È come guidare su strade romane, solo che funzionano ancora perfettamente e nessuno si lamenta delle buche.