C’è qualcosa di magnificamente assurdo in una capitale che ha più musei che semafori. Cetinje (Cettigne), l’antica capitale del Montenegro, è proprio così: un luogo dove il suo Monastero custodisce la mano mummificata di San Giovanni Battista (sì, proprio quella mano), mentre il Museo di re Nikola conserva ancora il tavolo da biliardo dove il sovrano sfidava diplomatici europei – perdendo quasi sempre, a quanto pare.
Passeggiando lungo Via Njegoseva, tra il Palazzo Presidenziale e le ex ambasciate trasformate in caffè, scoprirete che questa città-museo offre ben 18 attrazioni imperdibili. Dal Museo Nazionale del Montenegro al piccolissimo padiglione con la cartina in rilievo austriaca del 1917, passando per la Chiesa Valacca (quella con lo steccato fatto di canne di fucili ottomani) e la Cattedrale di San Pietro con la sua cupola dorata che brilla anche nei giorni uggiosi.
E poi ci sono il Teatro di Cetinje (Zetski Dom), dove ancora risuonano applausi ottocenteschi, il Parco Re Nicola I perfetto per un picnic reale, l’Obelisco di Batajnica con vista mozzafiato, e persino la cristallina baia di Risan a soli 30 minuti. In questo articolo vi prometto itinerari che non vi faranno camminare in cerchio, e consigli testati per un viaggio con bambini al seguito. Preparatevi: Cetinje sa sempre come sorprendere.
I musei di Cetinje da non perdere
Museo Nazionale del Montenegro: il cuore culturale della città
Dovete sapere che il Narodni muzej Crne Gore è un po’ come quelle matrioske russe dove aprite una porta e ne trovate altre cinque. Il museo nazionale, infatti, non è un singolo edificio ma una collezione di cinque distinti allestimenti sparsi in un piccolo gruppo di costruzioni, tra cui spicca l’ex parlamento del 1910. È il tipo di posto dove potreste facilmente perdervi per ore, soprattutto se, come me, vi fermate a chiacchierare con i custodi che sembrano conoscere ogni singolo oggetto per nome.
Cosa vedere nel Museo Nazionale del Montenegro
La cosa geniale del biglietto cumulativo è che vi permette di saltellare da un edificio all’altro come turisti impazziti – o potete comprare i singoli tagliandi se preferite un approccio più zen. Le collezioni spaziano dall’arte all’archeologia con una disinvoltura che solo i montenegrini sanno avere. Ho particolarmente apprezzato la sezione dedicata a Petar Lubarda (pronunciatelo bene o i locali vi guarderanno male), anche se devo ammettere che la Collezione Martinović mi ha lasciato un po’ perplesso – troppo astratta per i miei gusti da profano.
Il wifi gratis funziona a singhiozzo, ma chi viene qui per scrollare Instagram? Piuttosto fermatevi alla caffetteria al piano terra – il caffè è sorprendentemente buono e il prezzo non vi farà piangere. L’accessibilità per disabili è stata migliorata recentemente: c’è una rampa all’ingresso principale e un ascensore che, miracolo dei miracoli, funziona davvero.
Orari e prezzi del Museo Nazionale Montenegro
Ecco le informazioni che non troverete facilmente altrove: aperto dal martedì alla domenica, 9:00-17:00 (19:00 in estate). Lunedì chiuso, come praticamente tutto a Cetinje. Il prezzo? 5 euro per il biglietto singolo, 12 euro per la museum card che vale per tutti e cinque i musei – un affare, fidatevi. Lo shop del museo vende cartoline vintage che sembrano uscite dal 1975, ma hanno un loro fascino retrò. Per info su mostre temporanee, l’app del museo è… beh, lasciamo perdere. Meglio chiedere direttamente alla biglietteria.
Museo di Njegos: la residenza del Poeta Principe
Il Njegosev Muzej sembra un castello in miniatura, ed effettivamente era la residenza del figlio prediletto del Montenegro, il vescovo-principe e poeta Pietro II Petrovic Njegos. L’uomo era alto quasi due metri – una rarità per l’epoca – e scriveva poesie che i montenegrini ancora citano a memoria dopo qualche bicchiere di rakija.
Museo Njegos: cosa vedere e quanto tempo serve
Vi serviranno circa 45 minuti per la visita, un’ora se vi fermate a leggere tutto (cosa che vi consiglio). La casa-museo conserva l’atmosfera ottocentesca con una precisione che farebbe invidia a Downton Abbey. Non perdetevi la biblioteca personale di Njegoš – pare che leggesse in sette lingue, il che mi fa sentire inadeguato con il mio inglese zoppicante.
Uscendo, girate a destra lungo il muro: troverete un padiglione di vetro con una cartina in rilievo del Montenegro realizzata dagli austriaci nel 1917. È il tipo di cosa che fareste vedere solo agli amici nerd, ma credetemi, vale la deviazione. La precisione è impressionante – riuscite a vedere persino i sentieri di montagna.
Biglietti e visite guidate Museo Njegos
I biglietti costano 3 euro (un caffè e mezzo al bar della piazza), e le visite guidate in italiano sono disponibili su prenotazione – chiamate almeno un giorno prima. L’audioguida esiste ma solo in montenegrino e inglese. Il bookshop vende riproduzioni dei manoscritti di Njegoš e, inspiegabilmente, magneti da frigo con la sua faccia severa. C’è anche un piccolo spazio per eventi e mostre temporanee, dove occasionalmente organizzano workshop per bambini – informatevi se viaggiate con la prole al seguito.
Museo di Storia e Museo d’Arte: Un viaggio nel tempo
L’Istorijski muzej e l’Umjetnicki muzej occupano lo stesso edificio, il che è comodo quando fuori piove (e a Cetinje può piovere con entusiasmo). Il Museo di Storia è organizzato cronologicamente dall’Età della Pietra al 1955 – fermarsi a quell’anno preciso mi è sempre sembrato arbitrario, ma chi sono io per giudicare le scelte curatoriali montenegrine?
Museo di Storia a Cetinje: dalle origini al 1955
La cosa che colpisce è come quasi tutti i reperti più interessanti abbiano fori di proiettili. La tunica del principe Danilo (assassinato nel 1860) ne ha tre. Lo stendardo del principe Nikola dalla battaglia di Vucji Do sembra un colabrodo. È come se la storia del Montenegro fosse scritta a colpi di fucile – il che, a pensarci bene, non è poi così lontano dalla verità.
L’app del museo promette contenuti multimediali ma nella pratica… diciamo che è meglio affidarsi alle didascalie. I laboratori didattici per le scuole sono invece ben fatti – ho visto una classe di bambini locali costruire elmi medievali con cartone ed entusiasmo. L’audioguida in italiano esiste ma sembra tradotta con Google Translate del 2010. L’Archivio di Stato e la sezione sulla Resistenza montenegrina meritano più tempo di quanto gliene dedichiate probabilmente.
Museo d’Arte a Cetinje: icone e mostre temporanee
Al piano superiore, il Museo d’Arte custodisce una collezione di icone che farebbe impallidire molti musei più blasonati. La star è “Nostra Signora di Philermos”, che secondo la tradizione fu dipinta da San Luca in persona (gli storici dell’arte storcono il naso, ma lasciamoli nel loro scetticismo). L’icona del IX secolo è presentata in una cappella a parte, illuminata da luci blu che creano un’atmosfera da film di fantascienza ortodossa.
Le mostre temporanee del 2025 includono una retrospettiva di Dado Đurić che promette di essere interessante. Il catalogo del museo costa 15 euro ma è fatto bene. I workshop d’arte si tengono il sabato pomeriggio – 10 euro inclusi materiali. L’aperitivo del venerdì sera (sì, fanno anche quello) è diventato il ritrovo degli expat di Cetinje. Il virtual tour sul sito è sorprendentemente ben fatto, anche se nulla batte vedere le opere dal vivo. Seguite il museo su Instagram (@muzejcetinje) per updates sulle mostre – sono più attivi lì che sul sito ufficiale.
Museo Re Nikola e Biljarda Museum: le residenze reali
Il Muzej kralja Nikole è l’unico museo di Cetinje accessibile solo con visite guidate, il che può essere seccante se siete tipi da “voglio vedere tutto al mio ritmo”. D’altra parte, le guide sono appassionate e raccontano aneddoti che non trovereste da nessuna parte – tipo quella volta che il re Nikola ricevette l’ambasciatore russo in pigiama perché si era dimenticato dell’appuntamento.
Prenotare una visita guidata Museo Re Nikola
Le prenotazioni si fanno online (finalmente!) o per telefono. I gruppi hanno uno sconto del 20% sopra le 10 persone. Le visite in italiano ci sono martedì e venerdì alle 11:00 e 15:00. La durata è di circa 50 minuti, che diventano 70 se la guida è in vena di chiacchiere. Non si possono fare foto all’interno, il che è un peccato perché la sala del trono è spettacolare. La Regina Milena aveva evidentemente un debole per il velluto rosso e l’oro – ce n’è ovunque.
L’Archivio reale contiene lettere personali della famiglia Petrović che raccontano una storia più intima del Montenegro. Le principesse montenegrine sposarono mezza Europa – una strategia diplomatica che funzionò finché durò. La residenza conserva ancora l’atmosfera di una casa vissuta, con oggetti personali che umanizzano figure altrimenti remote.
Biljarda Museum: il tavolo da biliardo più famoso del Montenegro
Il Museo della Biljarda prende il nome dal tavolo da biliardo che fu trasportato a dorso di mulo attraverso le montagne nel 1832 – un’impresa che richiese 40 uomini e probabilmente altrettante bestemmie. Il tavolo è ancora lì, al centro della sala principale, e sì, è proprio quello dove re Nicola giocava con diplomatici e dignitari, apparentemente perdendo con grazia calcolata.
Il museo occupa l’ex residenza di Vladika Njegoš, ed è un concentrato di armi, dipinti e oggetti personali. L’audioguida stavolta funziona decentemente. Il giardino del museo è un piccolo gioiello nascosto – perfetto per una pausa contemplativa. Lo shop vende riproduzioni di mappe storiche che farebbero la gioia di qualsiasi nerd di storia (presente!).
Gli eventi serali alla Biljarda sono tra i più interessanti di Cetinje: concerti da camera, letture di poesia, persino serate di biliardo storico (con regole d’epoca, naturalmente). La Biblioteca reale contiene volumi in cirillico che sembrano grimori magici. La Sala delle armi fa venire i brividi – fucili, sciabole e pugnali raccontano secoli di conflitti.
Architettura sacra: chiese e monasteri di Cetinje da non perdere
Monastero di Cetinje – Il gioiello spirituale della città
Ora, dovete sapere che il Monastero di Cetinje ha avuto una vita più movimentata di un romanzo di spionaggio. È stato distrutto e ricostruito così tante volte che ormai i monaci devono aver sviluppato una sorta di kit fai-da-te per la ricostruzione rapida. L’edificio attuale risale al 1785, ma gli unici elementi originali del 1484 sono i capitelli delle colonne – recuperati dalle macerie come souvenir di famiglia dopo l’ennesimo attacco ottomano.
La prima volta che ci sono entrato, ero vestito con bermuda e infradito. Il monaco all’ingresso mi ha guardato con quella stessa espressione che mia madre riservava alle mie scelte adolescenziali. Si scopre che il monastero, cappella delle reliquie sacre e museo annesso, ha regole piuttosto precise su come presentarsi al cospetto del divino – e i miei polpacci nudi evidentemente non rientravano nel protocollo celeste.
Monastero di Cetinje: orari e dress code
Ecco quello che avrei voluto sapere prima di presentarmi come un turista da spiaggia in un luogo sacro: il monastero è aperto tutti i giorni dalle 8:00 alle 19:00 (fino alle 17:00 in inverno, quando evidentemente anche i monaci preferiscono stare al calduccio). La domenica apre più tardi, alle 10:00, perché prima c’è la liturgia – e no, non potete entrare in pantaloncini neanche se promettete di pregare con extra fervore.
Il dress code è serio: pantaloni lunghi per gli uomini, gonne sotto il ginocchio per le donne, spalle coperte per tutti. All’ingresso vendono degli scialli a 2 euro per i disattenti come me – li chiamano “scialli della vergogna” (no, non proprio, ma dovrebbero). Le foto sono permesse nel cortile ma non all’interno, specialmente non nella cappella delle reliquie. Ho visto un turista tedesco tentare un selfie furtivo con la mano di San Giovanni Battista – il monaco che l’ha beccato aveva uno sguardo che avrebbe pietrificato Medusa.
L’audioguida in italiano esiste ma sembra registrata nel 1987 da qualcuno che stava leggendo il testo per la prima volta. Meglio la visita guidata del Metropolita Danilo (non quello vero, ovviamente, ma un monaco che sembra uscito direttamente dal XV secolo) che parte ogni ora e costa 5 euro. Se siete fortunati, vi capiterà Fra’ Marko che parla un italiano improbabile ma è così entusiasta che non importa.
Le reliquie del Monastero: San Giovanni Battista e Santa Croce
Ora arriviamo alla parte che fa venire i brividi anche agli atei più convinti. Nella cappella sulla destra del cortile sono custodite due reliquie che attirano pellegrini da tutto il mondo ortodosso: un frammento della Santa Croce (uno dei circa 8.000 sparsi per il mondo cristiano, ma chi sono io per fare il cinico) e – rullo di tamburi – la mano destra mummificata di San Giovanni Battista.
Sì, proprio quella mano. Quella che battezzò Gesù. Quella che indicava l’Agnello di Dio. È conservata in un reliquiario dorato e la vedrete attraverso un vetro, piccola e scura, con le dita ancora riconoscibili in una posizione che sembra benedire. La storia di come sia arrivata qui è degna di Indiana Jones: rubata, venduta, persa, ritrovata, passata di mano in mano (scusate) attraverso i secoli fino ad approdare in questo monastero montenegrino.
Il museo del monastero ospita una collezione che farebbe invidia al British Museum: paramenti sacri tempestati di pietre preziose che sembrano usciti dal guardaroba di un rapper ortodosso, manoscritti antichi con miniature che sono piccoli capolavori, icone che vi fissano con occhi che sembrano seguirvi. Ma il pezzo forte è una copia del 1494 dell’Oktoih, il “Libro delle Otto Voci” – il primo libro stampato in lingua serba. È esposto in una teca climatizzata e sembra ancora in condizioni migliori del mio passaporto.
Il Tesoro del Monastero include anche doni dei vari patriarcati ortodossi – apparentemente nel mondo ortodosso ci si scambia calici d’oro come noi ci scambiamo cartoline di Natale. La Mitropolija (l’ufficio del metropolita) organizza eventi speciali durante le festività ortodosse – se capitate durante la Pasqua ortodossa, preparatevi a code bibliche.
Chiesa di Corte e Chiesa Valacca: i due tesori nascosti della città
La Dvorska crkva (Chiesa di Corte) è il tipo di chiesetta che potresti non notare se non fosse per il fatto che contiene le spoglie di mezza nobiltà montenegrina. Piccola e graziosa come una bomboniera, fu costruita nel 1886 sulle rovine del primo Monastero di Cetinje – il che in Montenegro significa “costruita dove gli ottomani avevano fatto piazza pulita”.
Chiesa di Corte Cetinje: matrimoni e eventi
Questa è LA chiesa dove sposarsi se siete montenegrini e avete ambizioni. L’iconostasi dorata del 1878 fa da sfondo perfetto per le foto matrimoniali, e il fatto che qui riposino Ivan Crnojevic (il fondatore di Cetinje) e gli ultimi sovrani del Montenegro aggiunge quel tocco di gravitas storica che piace tanto alle suocere.
I matrimoni ortodossi qui sono spettacolari – durano ore, coinvolgono corone dorate che sembrano uscite da un museo, e il pope canta con una voce da basso profondo che farebbe invidia a Barry White. Se vi capita di assisterne a uno (il sabato è il giorno più gettonato), preparatevi a lancio di riso e petali di rosa in quantità industriali. La comunità ortodossa locale è accogliente – se sembrate sufficientemente persi, qualcuno vi inviterà sicuramente al rinfresco.
La chiesa ospita anche concerti di musica da camera il giovedì sera d’estate. L’acustica è intima, perfetta per quartetti d’archi. I battesimi si celebrano la domenica dopo la messa delle 10:00 – se vedete una processione di neonati in tutine bianche elaborate come abiti da sposa, sapete cosa sta succedendo. Il Metropolita Mitrofan officia personalmente le cerimonie importanti, e ha una presenza scenica che Hollywood invidierebbe.
La Chiesa Valacca (Vlaška crkva) e la storia dei fucili ottomani
Ed eccoci alla mia chiesa preferita di Cetinje – non per particolare devozione, ma perché ha la storia più assurda. La Chiesa Valacca, ricostruita nel XIX secolo ma fondata nel 1450 (prima ancora della città stessa, il che è un paradosso temporale degno di Doctor Who), è famosa per un dettaglio architettonico unico: lo steccato che la circonda è fatto con 1.544 canne di fucile sottratte agli ottomani.
Sì, avete letto bene. Fucili. Millecinquecentoquarantaquattro. Contati uno per uno, presumibilmente da qualcuno con molto tempo libero e una passione per la contabilità bellica. Furono catturati durante le guerre del 1876-1878, e qualcuno ebbe la brillante idea di trasformarli in recinzione ecclesiastica. È il più montenegrino dei monumenti: pratico, simbolico e leggermente folle.
L’interno è dominato da un’iconostasi dorata del 1878 che è un capolavoro di arte bizantina. Il Maestro Radul che la realizzò deve aver avuto una vista sovrumana – i dettagli sono così fini che servono gli occhiali per apprezzarli tutti. La comunità valacca (sì, esistono ancora) organizza eventi culturali che mescolano tradizioni ortodosse e folklore locale. La festa patronale in agosto è un’esplosione di colori, canti e cibo – il formaggio valacco è una cosa seria.
La Confraternita ortodossa che gestisce la chiesa organizza visite guidate in italiano il martedì e giovedì – chiedete di Padre Stefan, che parla un italiano appreso guardando film di Sergio Leone e inserisce citazioni western nei discorsi spirituali. Durante la Guerra turca del 1876, la chiesa servì da ospedale – alcune pareti mostrano ancora i segni dei proiettili, lasciati lì come memento mori montenegrino.
Il centro storico di Cetinje: Via Njegoseva e dintorni
Via Njegoseva, la strada principale della città
La prima cosa che noterete di Via Njegoseva è che è impossibile da pronunciare correttamente al primo tentativo. Ci ho messo tre giorni e l’aiuto di un barista paziente per capire che quella “j” non si pronuncia affatto come pensavo. Ma una volta superato lo scoglio linguistico, questa bella arteria principale di Cetinje diventa il vostro punto di riferimento per tutto.
È una di quelle vie in parte pedonale che sembrano progettate da qualcuno che non riusciva a decidersi: vuoi le auto? Sì, ma solo un po’. Vuoi i pedoni? Certo, ma con moderazione. Il risultato è un compromesso tutto montenegrino dove le macchine procedono alla velocità di una processione religiosa mentre i turisti zigzagano tra i tavolini dei caffè come in un videogioco particolarmente rilassato.
Gli edifici che fiancheggiano Njegoseva raccontano la storia di quando Cetinje era la capitale più piccola del mondo ma con le ambizioni di Parigi. C’è il Palazzo Presidenziale che sembra sempre sul punto di ospitare un ballo di gala ottocentesco, le ex sedi di varie ambasciate trasformate in tutto fuorché ambasciate, e una serie di palazzetti che hanno quell’aria di nobiltà decaduta che rende il Montenegro così affascinante.
Palazzo Presidenziale ed ex Ambasciate
Il Palazzo Presidenziale di Cetinje è uno di quegli edifici che ti fanno chiedere “ma il presidente ci vive davvero?”. La risposta è no – il Presidente del Montenegro preferisce la più moderna Podgorica – ma il palazzo mantiene quella dignità un po’ malinconica delle sedi del potere in pensione.
È un bell’edificio color crema con persiane verdi che sembrano sempre sul punto di aver bisogno di una mano di vernice. La Guardia d’onore che lo sorveglia ha perfezionato l’arte di sembrare solenne mentre combatte la noia – li ho visti giocare a tris con gli sguardi durante un pomeriggio particolarmente tranquillo.
Eventi al Palazzo Presidenziale
Gli eventi al Palazzo Presidenziale sono quelle occasioni in cui Cetinje si ricorda di essere stata una capitale. La Sala dei ricevimenti viene aperta per concerti, conferenze e ricevimenti ufficiali che hanno quel sapore di formalità d’altri tempi.
Il cambio della guardia, quando c’è, è alle 11:00 del sabato. Non aspettatevi Buckingham Palace – è più una cosa intima, due guardie che si scambiano di posto con una coreografia che sembra improvvisata ma che, mi assicurano, segue un protocollo preciso. L’Ufficio protocollo organizza visite guidate il primo martedì del mese (prenotazione obbligatoria, giacca consigliata, cravatta opzionale ma apprezzata).
I giardini del palazzo sono aperti durante le Giornate Europee del Patrimonio (settembre) e vale la pena visitarli. Ci sono alberi piantati da vari capi di stato in visita – c’è persino un olivo piantato da Tito che continua stoicamente a produrre olive che nessuno sa bene cosa farne.
La Residenza ufficiale ospita mostre temporanee – l’ultima che ho visto era sulla storia della diplomazia montenegrina, con documenti che andavano dai trattati medievali alle email diplomatiche (censurate, ovviamente). Il permesso per fotografare negli interni va richiesto in anticipo, ma ne vale la pena – i soffitti affrescati sono spettacolari, anche se il lampadario nella sala principale pende con un’angolazione che definirei “preoccupante”.
Parchi e monumenti all’aperto da visitare
Parco Re Nicola I: un’oasi verde nel centro città
Il Parco Re Nicola I è uno di quei posti che ti fanno capire perché i montenegrini sono così rilassati. È un’oasi di tranquillità nel centro di Cetinje dove il tempo sembra scorrere secondo regole tutte sue – più lento quando hai fretta, più veloce quando vorresti che un pomeriggio perfetto non finisse mai.
La prima volta che ci sono capitato, stavo cercando un bagno pubblico (informazione utile: ce n’è uno vicino all’ingresso sud, relativamente pulito) e mi sono ritrovato in questo mondo parallelo di viali alberati, panchine occupate da anziani che discutono di politica mondiale, e bambini che corrono dietro a palloni con l’energia di piccoli reattori nucleari. La grande statua di re Nicola I domina il tutto con quello sguardo severo ma benevolo che sembra dire “comportatevi bene nel mio parco, ma divertitevi”.
I giardini sono mantenuti con quella cura un po’ approssimativa che è tipicamente montenegrina – non la perfezione maniacale dei parchi svizzeri, ma neanche l’abbandono romantico all’italiana. È più un “facciamo del nostro meglio e vediamo cosa succede”. Il risultato è sorprendentemente piacevole: aiuole che fioriscono quando vogliono loro, alberi secolari che forniscono ombra generosa, e prati dove l’erba è abbastanza alta da essere morbida ma non tanto da nascondere sorprese spiacevoli.
Obelisco di Batajnica: la vista panoramica più bella della città
L’Obelisco di Batajnica è uno di quei monumenti che ti fanno capire quanto i montenegrini amino le loro vittorie militari. Eretto nel 1930 per commemorare la battaglia di Batajnica durante la guerra balcanica del 1912-1913, è una maestosa colonna di pietra che si erge sopra Cetinje come un gigantesco punto esclamativo storico.
Il Generale Janković, che guidò le truppe montenegrine alla vittoria, probabilmente non immaginava che il suo monumento sarebbe diventato principalmente famoso come spot per selfie al tramonto e punto di ritrovo per teenager con troppe energie. Ma così va la storia – i luoghi di memoria diventano luoghi di vita, e francamente penso che al generale non dispiacerebbe.
Come salire all’Obelisco Batajnica
Ora, arrivare all’obelisco è un’avventura in sé. Ci sono essenzialmente tre modi: la strada asfaltata (per i pigri motorizzati come me), il sentiero diretto (per chi ha polmoni d’acciaio e polpacci da scalatore), e quello che i locali chiamano “il percorso panoramico” che è un modo educato per dire “ti perderai ma vedrai cose belle”.
Se scegliete l’auto, seguite le indicazioni per “Obelisk” – non “Obelisco” perché Google Maps fa il prezioso e non lo riconosce in italiano. La strada è stretta e piena di curve che farebbero impallidire un pilota di rally, ma è percorribile anche con una Panda a noleggio (l’ho fatto, sono sopravvissuto). Il parcheggio in cima è gratuito e può ospitare circa dieci auto – il che significa che nei weekend estivi è una lotta gladiatoria per un posto.
Il sentiero a piedi parte da dietro il Teatro Nazionale e sale per circa 300 metri di dislivello. Sono 45 minuti di camminata se siete in forma, un’ora e mezza se, come me, vi fermate ogni cinque minuti fingendo di ammirare il panorama mentre in realtà cercate di non morire. Portatevi acqua – la fontanella a metà strada funziona secondo il principio quantistico: c’è e non c’è acqua contemporaneamente finché non girate il rubinetto.
L’illuminazione notturna dell’obelisco è… beh, “temperamentale” è la parola gentile. Alcune sere brilla come un faro nella notte, altre sembra che qualcuno si sia dimenticato di pagare la bolletta. C’è una scala metallica che porta fino in cima al monumento, ma è chiusa al pubblico dal 2019 “per manutenzione” – che in Montenegro potrebbe significare qualsiasi cosa tra “domani” e “mai più”.
L’accessibilità per disabili è, ahimè, inesistente. Il Memoriale dei caduti alla base ha delle targhe con i nomi dei soldati che nessuno legge mai, il che è un peccato perché alcune storie sono straordinarie. Il Comitato veterani organizza cerimonie commemorative ogni 28 novembre, trasformando questo luogo turistico in quello che era meant to be: un luogo di memoria e rispetto.
Tramonto all’Obelisco: l’ora migliore per le foto
Se c’è una cosa che Instagram ha insegnato al mondo, è che il tramonto all’Obelisco di Batajnica è obbligatorio per chiunque visiti Cetinje. E devo ammettere, hanno ragione. La vista panoramica spettacolare abbraccia tutta la città, le montagne circostanti, e nelle giornate limpide si intravede persino il mare.
L’ora d’oro inizia circa un’ora prima del tramonto effettivo – è quando la luce diventa quella cosa magica che fa sembrare bello anche il turista più spettinato. Ho passato innumerevoli serate lassù, e ogni tramonto è diverso. A volte il cielo si tinge di rosa e arancione in modo così kitsch che sembra photoshoppato, altre volte è un’esplosione di rossi e viola che ti fa dimenticare di scattare foto.
La folla del tramonto è un fenomeno sociologico interessante. Ci sono i fotografi seri con treppiedi che sembrano missili, le coppie in cerca del selfie romantico perfetto, i locali che vengono solo per fumare e chiacchierare ignorando completamente lo spettacolo naturale, e sempre, sempre, almeno un turista tedesco in calzini e sandali che in qualche modo riesce ad arrivare prima di tutti gli altri.
Cosa vedere nei dintorni di Cetinje
Zetski Dom, il teatro di Cetinje
Il Teatro di Cetinje è uno di quegli edifici che ti fanno pensare “ah, quindi è qui che succedeva tutto”. Costruito nel 1910, quando Cetinje ancora credeva di essere Parigi (bless their hearts), è un gioiellino art nouveau che sembra uscito da un film di Wes Anderson – tutto simmetrie improbabili e colori pastello che in qualche modo funzionano.
La prima volta che ci sono entrato, c’era una prova in corso. Un tenore locale stava massacrando Puccini con tale entusiasmo che quasi mi dispiaceva per il famoso artista italiano. Ma c’era qualcosa di commovente in quella dedizione, in quel teatro semi-vuoto dove la cultura resisteva ostinatamente contro ogni logica economica. Il direttore, un ometto con papillon e l’aria di chi ha visto tempi migliori, mi ha fatto fare un tour improvvisato, mostrandomi con orgoglio i palchi reali (dove ora siedono principalmente i piccioni) e il sipario originale che, miracolosamente, sopravvive ancora.
Gli affreschi sul soffitto raccontano storie mitologiche che nessuno sa più interpretare. C’è una musa che sembra avere un’emicrania perenne e un Apollo che ha l’espressione di chi si è appena ricordato di aver lasciato il gas aperto. Ma nell’insieme, con le luci soffuse e i velluti rossi sbiaditi, l’effetto è stranamente magico.
Biglietti online Teatro Zetski Dom
Comprare biglietti online per il Teatro Zetski Dom è un’avventura che richiede pazienza biblica e una connessione internet stabile. Il sito web sembra progettato da qualcuno che odia sia i computer che le persone, ma con perseveranza si può navigare.
I prezzi sono ridicolmente bassi per standard europei – 15 euro per la prima fila all’opera, 8 euro per il teatro. I posti migliori sono nel palco centrale del primo ordine, da dove si vede tutto e si viene visti, che a Cetinje è importante quanto lo spettacolo stesso.
La biglietteria fisica è aperta dal martedì al sabato, 10:00-14:00 e 17:00-19:00, orari che sembrano progettati per massimo inconveniente. Marina, la bigliettaia, parla quattro lingue e nessuna bene, ma in qualche modo riesce sempre a capire cosa vuoi. Accettano solo contanti, perché ovviamente.
L’abbonamento stagionale costa quanto quattro biglietti singoli ed è trasferibile, il che significa che diventerete improvvisamente molto popolari tra i vostri amici montenegrini. Il guardaroba è gratuito ma il guardiano si aspetta una mancia – dategli un euro e vi tratterà come un re per tutta la sera. Il tour backstage si può prenotare solo di persona e costa 5 euro, ma vedere i camerini dove generazioni di artisti hanno sofferto per l’arte vale ogni centesimo.
La baia di Risan
Ora, tecnicamente la baia di Risan non è a Cetinje. Ma è così vicina e così bella che sarebbe criminale non includerla. È il tipo di posto che ti fa chiedere perché tutti si ammassano a Dubrovnik quando potrebbero essere qui, dove l’acqua è cristallina, i turisti sono pochi, e i prezzi non richiedono un mutuo.
Arrivare a Risan Bay da Cetinje è un’avventura che vale ogni curva (e ce ne sono circa 847). Avete essenzialmente tre opzioni: noleggiare un’auto e pregare, prendere l’autobus e pregare di più, o affidarvi a un taxi e pregare solo per il conto.
In auto sono 45 minuti di strada di montagna che farebbero impallidire le Dolomiti. Le curve sono così strette che a volte devi suonare il clacson prima di svoltare, sperando che dall’altra parte non arrivi un autobus turistico guidato da qualcuno che pensa di essere in Formula 1. Le viste, però, sono spettacolari – ogni curva rivela un nuovo panorama che ti fa dimenticare la paura.
L’autobus parte tre volte al giorno dalla stazione di Cetinje (8:30, 13:00, 17:30 – ma controllate, gli orari in Montenegro sono più suggerimenti che regole). Costa 5 euro e impiega un’ora e mezza, principalmente perché si ferma in ogni paesino dove qualcuno potrebbe forse voler salire. Ho fatto il viaggio una volta seduto accanto a una signora con tre galline in una scatola. Le galline sembravano godersi il viaggio più di me.
Il taxi costa circa 30-40 euro sola andata, dipende da quanto il tassista ti trova simpatico e da quanto è disposto a negoziare. Il trucco è accordarsi per andata e ritorno con un’ora o due di attesa – molti tassisti sono felici di aspettarvi al bar sulla spiaggia raccontando storie di guerra ai locali.
Il Porto romano di Risan è sulla strada – fermatevi anche solo per dire di averlo visto. I mosaici romani sono in uno stato di conservazione che definire “precario” è ottimistico, ma hanno un loro fascino decadente. La Regina Teuta degli Illiri si buttò da queste scogliere piuttosto che arrendersi ai Romani – o almeno così dice la leggenda. Il Centro archeologico è aperto quando vuole essere aperto, che sembra essere mai quando ci sono io.