Sai, ci sono luoghi che ti sorprendono proprio quando meno te l’aspetti. Nikšić è uno di quelli. Immagina una città che si autodefinisce con orgoglio la patria di “birra, acciaio e rock’n’roll” – una combinazione che ha del surreale ma che, in qualche modo montenegrino, funziona perfettamente.
Questa è la seconda città del Montenegro, e mentre tutti corrono verso le scintillanti coste adriatiche, qui si nasconde un tesoro che pochissimi turisti scoprono. C’è il Monastero di Ostrog, letteralmente incastonato nella roccia come se qualche architetto visionario del XVII secolo avesse deciso di sfidare la gravità per sport. C’è il Lago Krupac, che i locali chiamano con affetto il loro “mare” – e credimi, quando lo vedrai capirai perché hanno ragione. Poi trovi la Fortezza Bedem, dove gli ottomani pianificavano le loro strategie ma oggi risuonano chitarre elettriche, la Cattedrale che ti farà dimenticare di essere in una città industriale, e il Palazzo di Re Nikola, oggi sede del Zavičajni Muzej, il Museo della Contea.
Il buon Re Nikola I Petrović-Njegoš decise nel 1890 di costruirsi un bel palazzo a due piani proprio nel centro di Niksic, vicino al parco cittadino. Un palazzo reale vero e proprio, con tanto di pomp and circumstance. Il problema? A quanto pare se ne dimenticò quasi subito. Fu raramente utilizzato, il che, se ci pensi, è un po’ come comprare una Ferrari e lasciarla sempre in garage. Oggi quel palazzo ospita lo Zavičajni Muzej – il Museo della Contea – dove puoi scoprire tutta la storia di questa curiosa città che sa come sorprenderti.
Ora, non ti mentirò: Nikšić non è Dubrovnik. Non troverai folle di turisti con macchine fotografiche al collo né venditori di souvenir ad ogni angolo. E forse è proprio questo il suo fascino più grande. Questa guida ti porterà attraverso tutti questi luoghi con quei dettagli pratici che nessuno ti dice mai – tipo dove parcheggiare senza impazzire o come evitare di sembrare un turista spaesato al primo bar dove ordini una Nikšićko Pivo.
Monastero di Ostrog: il santuario incastonato nella roccia
Ora, se c’è una cosa che il Montenegro sa fare particolarmente bene, è piazzare monumenti nei posti più improbabili. Ma il Monastero di Ostrog – beh, questo supera tutto quello che la tua immaginazione potrebbe concepire. Immagina di prendere un monastero del XVII secolo e di appiccicarlo letteralmente a una parete di roccia calcarea verticale, come se qualcuno avesse deciso che costruire sul terreno pianeggiante fosse troppo facile e quindi noioso.
Il tutto è opera di San Basilio di Ostrog (o San Vasilije, se preferisci la versione locale), un vescovo che evidentemente aveva idee molto chiare su cosa significasse “ritirarsi dal mondo”. Nel 1665 decise che il posto perfetto per la meditazione fosse una parete rocciosa a strapiombo. E sai cosa? Aveva ragione. Questo santuario è diventato il luogo di pellegrinaggio più importante di tutto il Montenegro, con centinaia di migliaia di fedeli ortodossi che ogni anno si arrampicano fin quassù in cerca di miracoli.
La cosa straordinaria è che funziona davvero. Non sto parlando necessariamente di miracoli nel senso letterale – anche se molti giurano di averli sperimentati – ma c’è qualcosa di profondamente trasformativo nel trovarsi in questo luogo. Forse è l’architettura impossibile, forse è il silenzio che regna tra le rocce, o forse è semplicemente il fatto che sei riuscito ad arrivare fin lì senza cadere.
Cosa vedere al Monastero di Ostrog
Allora, il Monastero di Ostrog non è esattamente quello che ti aspetteresti da un monastero tradizionale. Per iniziare, è diviso in due parti: il Donji Ostrog (Ostrog Inferiore) e il Gornji Ostrog (Ostrog Superiore). È un po’ come avere un appartamento duplex, solo che uno dei piani è scavato nella roccia a 900 metri di altitudine.
Il Donja Ostrog è dove lasci l’auto e dove ti rendi conto di cosa ti aspetta. Qui c’è la Chiesa della Santissima Trinità, con affreschi del XVIII secolo che sono già piuttosto impressionanti, ma che in realtà servono più come “antipasto” per quello che vedrai dopo. È anche il punto di partenza del sentiero pedonale che ti porta al monastero superiore – una passeggiata di venti minuti che ti dà tutto il tempo di chiederti come diavolo hanno fatto a costruire quello che stai per vedere.
Il Gornja Ostrog è dove succede la magia. Le chiese sotterranee – la Chiesa della Presentazione e la Chiesa della Santa Croce – sono letteralmente scavate nella roccia viva. Gli affreschi del 17° secolo sono dipinti direttamente sulla pietra calcarea, cosa che dal punto di vista tecnico è praticamente impossibile (la pietra calcarea non è esattamente la superficie ideale per i dipinti), eppure eccoli lì, incredibilmente ben conservati dopo più di tre secoli.
Le reliquie di San Basilio sono conservate in una teca di cristallo nella chiesa principale, e qui è dove vedi la vera devozione montenegrina in azione. Ho visto gente fare chilometri a piedi scalzi, pregare per ore, lasciare piccoli doni. C’è qualcosa di profondamente commovente nel vedere questa fede così pura e diretta.
Ma la cosa che mi ha colpito di più sono i dettagli che nessuno ti racconta mai. Come il fatto che la luce naturale che filtra attraverso le piccole aperture nella roccia cambia completamente l’atmosfera durante il giorno. O come il suono dei tuoi passi riecheggia in modo diverso in ogni camera scavata nella roccia. O come, se hai la fortuna di visitarlo durante una celebrazione religiosa, il canto ortodosso sembra amplificarsi naturalmente tra le pareti di pietra.
Consigli pratici per visitare il Monastero
Ora veniamo alla parte che tutti vogliono sapere ma nessuno ti dice mai chiaramente: come visitare il Monastero di Ostrog senza sembrare un turista completamente sprovveduto.
Partiamo dagli orari: il monastero è aperto dalle 5:00 alle 21:00, tutti i giorni dell’anno. Sì, anche d’inverno, anche con la neve. I montenegrini non scherzano quando si tratta di devozione religiosa. L’accesso è gratuito, cosa che francamente è sorprendente considerando che molti siti turistici molto meno spettacolari fanno pagare biglietti salati.
Il dress code è rigorosamente applicato, e qui non c’è spazio per interpretazioni creative. Gli uomini devono avere pantaloni lunghi e maniche coperte – niente shorts, niente canottiere, niente eccezioni. Le donne devono coprire spalle e gambe, e soprattutto la testa. Se arrivi senza il foulard, non preoccuparti: all’ingresso ne hanno una scorta per i turisti smemorati, ma è meglio non fare affidamento su questo.
Come arrivare: dalla strada per Ostrog che parte da Nikšić sono circa 15 chilometri di curve panoramiche che ti preparano gradualmente allo spettacolo. Il parcheggio è gratuito ma limitato, e qui vale la regola d’oro dei siti turistici montenegrini: prima arrivi, meglio è. Dalle 9 alle 16 può diventare un circo, specialmente nei weekend e durante le festività religiose.
Se viaggi con bambini, sappi che è fattibile ma richiede un po’ di pianificazione. Il sentiero dal parcheggio al monastero superiore è ripido e può essere scivoloso, quindi scarpe da ginnastica sono d’obbligo. I bambini spesso rimangono affascinati dalle grotte e dalle camere scavate nella roccia – è come visitare un castello di fiaba, solo che questo è reale e molto più antico.
Cosa vedere nella città di Nikšić
Passeggiando per il centro di Nikšić, ti accorgi subito che qui la vita scorre a un ritmo diverso dalla frenetica Podgorica o dalla turistica Budva. È come se qualcuno avesse preso il meglio dell’Europa dell’Est – l’autenticità, la sincerità, quella particolare capacità di trovare gioia nelle cose semplici – e l’avesse preservato in questo angolo di Montenegro.
La cosa che mi ha colpito di più di Nikšić è la sua incredibile capacità di sorprenderti quando meno te l’aspetti. Stai camminando tra edifici industriali e improvvisamente ti trovi davanti a una piazza che potrebbe essere uscita da un libro di architettura austro-ungarica. Giri l’angolo aspettandoti un altro stabilimento e invece scopri una cattedrale ortodossa che ti lascia senza fiato. È questo contrasto continuo tra l’industriale e il sublime che rende la città così affascinante.
E poi c’è la Nikšićko Pivo. Ah, la birra. Se c’è una cosa che i montenegrini di Nikšić sanno fare con una maestria che sfiora l’arte sacra, è proprio la birra. Non è solo una bevanda qui – è un simbolo di identità, orgoglio civico, e probabilmente anche una forma di diplomazia internazionale.
Cosa vedere nel centro di Nikšić
Il bello di esplorare il centro di Nikšić è che puoi farlo comodamente a piedi, il che è sempre una benedizione quando stai viaggiando. Tutto ruota attorno alla Piazza della Libertà, e da lì si dirama una serie di scoperte che ti terranno occupato per almeno mezza giornata. È una di quelle città dove le attrazioni principali sono abbastanza vicine da poterle visitare tutte in una passeggiata leisurely, ma abbastanza diverse da mantenerti interessato.
Piazza della Libertà e Statua di Re Nikola
Trg Slobode – la Piazza della Libertà – è una di quelle piazze che fanno subito capire quanto i montenegrini prendano sul serio il concetto di spazio pubblico. Costruita nel 1885 su richiesta di Re Nikola (che evidentemente aveva gusti abbastanza raffinati in fatto di urbanistica), questa piazza è semplicemente magnifica. Non è gigantesca come alcune piazze europee famose, ma ha qualcosa di perfettamente proporzionato che ti fa sentire immediatamente a tuo agio.
Al centro troneggia la statua equestre di Re Nikola, e devo dire che è una delle statue più imponenti che abbia mai visto. Non è solo la dimensione – anche se quella conta – ma il modo in cui domina lo spazio senza sovrastarlo. Re Nikola I Petrović-Njegoš era evidentemente un tipo che sapeva come farsi rappresentare per la posterità. La statua è stata piazzata lì con una precisione quasi matematica, in modo che da qualsiasi punto della piazza tu la guardi, sembri guardarti direttamente negli occhi.
Ma la cosa che mi ha davvero colpito è come questa piazza viva durante le serate estive. Come mi ha spiegato un locale con cui ho bevuto un caffè, durante i mesi caldi “la quasi totalità della popolazione si riversa in piazza”. E non è un’esagerazione. Dalle 18 in poi, Trg Slobode si trasforma in un salotto all’aperto dove generazioni diverse si mescolano in quello che deve essere uno degli esempi più belli di vita comunitaria che abbia mai visto.
C’è una fontana con una scultura moderna che contrasta piacevolmente con l’aspetto austro-ungarico del resto della piazza. È uno di quei dettagli che ti fanno capire come Nikšić riesca a bilanciare tradizione e modernità senza che nessuna delle due sembri fuori posto.
Palazzo di Re Nikola e Museo Storico
Ora, la storia del Palazzo di Re Nikola è una di quelle che ti fanno sorridere e riflettere allo stesso tempo. Immagina di essere un re – sì, proprio tu, con corona e tutto – e di decidere nel 1890 di costruirti un bel palazzo a due piani in questa promettente città industriale. Il progetto viene realizzato, il palazzo è magnifico, tutto sembra perfetto. Poi… semplicemente te ne dimentichi.
Non sto scherzando. Re Nikola costruì questo palazzo reale nel cuore di Nikšić, vicino al parco cittadino, e poi lo utilizzò raramente. È come comprare una villa al mare e poi andare sempre in montagna per le vacanze. Forse aveva troppi palazzi da gestire (aveva residenze anche a Cetinje, Bar e Podgorica), o forse semplicemente Nikšić non era abbastanza glamour per i suoi gusti regali. Chissà.
Il fatto è che oggi questo palazzo del 1890 ospita lo Zavičajni Muzej – il Museo della Contea – e devo dire che è una delle trasformazioni più riuscite che abbia mai visto. Il palazzo mantiene tutta la sua dignità reale, ma adesso ha finalmente uno scopo che giustifica la sua esistenza.
Il museo storico documenta lo sviluppo di Nikšić in modo sorprendentemente coinvolgente. Non è una di quelle esposizioni polverose che ti fanno venire voglia di scappare dopo cinque minuti. Inizia dalla sezione preistorica al piano superiore, dove puoi vedere selci del III millennio a.C. che ti fanno realizzare quanto tempo fa qualcuno vivesse già in questa zona. È umiliante e affascinante allo stesso tempo.
Poi ti guida attraverso armature di bronzo e lance di ferro fino all’ala etnografica, dove le cose si fanno davvero interessanti. Ci sono armi riccamente decorate e armature ornate di pietre preziose che sembrano uscite da un film fantasy, ma sono autentiche testimonianze di come la gente di qui sapesse unire funzionalità e bellezza anche nelle cose più pratiche come ammazzarsi a vicenda.
Ma la parte che mi ha colpito di più sono le fotografie e i cimeli di guerra della storia più recente. È toccante e sobrio allo stesso tempo, e ti ricorda che la storia di questa regione è stata tutt’altro che semplice. Il dettaglio che molte delle tombe dei partigiani rappresentate nelle foto si trovano nel cimitero vicino al museo aggiunge una dimensione di tangibilità che raramente trovi nei musei.
Una cosa curiosa: uscendo dal museo, noterai alcuni esempi di stecci – quelle misteriose pietre scolpite medievali che trovi in tutto il Montenegro settentrionale e oltre il confine con la Bosnia. Nessuno sa esattamente cosa significhino, il che le rende ancora più affascinanti. È come avere degli antichi graffiti incomprensibili proprio fuori dalla porta di casa.
Saborna Crkva – La Cattedrale di Nikšić
E poi, quando pensi di aver visto tutto quello che questa città industriale ha da offrire, ti imbatti nella Saborna crkva – la Cattedrale di Nikšić – e ti rendi conto di quanto poco capisci del Montenegro.
Costruita nel 1895 e consacrata a San Basilio di Ostrog (il nostro amico del monastero incastonato nella roccia), questa cattedrale è piazzata sulla cima della collina ricoperta di pini vicino al museo. La posizione non è casuale: da lì domina tutta la città, come se volesse ricordare a tutti che, nonostante fabbriche e birrifici, qui c’è anche spazio per l’anima.
La prima cosa che ti colpisce entrando è la cupola centrale. È progettata in modo tale che l’ambiente interno sia letteralmente inondato di luce naturale. È un effetto così sorprendente che per un momento ti dimentichi di essere in una città industriale. Eppure, nonostante tutta questa luce naturale, hanno comunque appeso grandi lampadari al soffitto. È come se avessero voluto essere sicuri che la luce non mancasse mai, qualunque cosa succedesse.
Ma il vero gioiello è l’iconostasi. Dipinta in stile realista popolare all’inizio del XX secolo, è un esempio perfetto di come l’arte ortodossa sia riuscita a evolversi mantenendo le sue radici. Il contrasto con l’aspetto bizantino delle icone più recenti crea una specie di dialogo artistico tra epoche diverse che funziona sorprendentemente bene.
Le icone migliori sono quelle che raffigurano i santi locali: Pietro di Cetinje e Basilio di Ostrog. C’è qualcosa di profondamente montenegrino nel modo in cui questi santi sono rappresentati – non hanno l’aspetto etereo e distaccato che spesso trovi nell’arte religiosa, ma sembrano persone che potresti incontrare per strada. Persone normali che hanno fatto cose straordinarie.
La cosa che mi ha colpito di più è come questa cattedrale riesca a essere allo stesso tempo grandiosa e accogliente. Non ti fa sentire piccolo e insignificante come alcune cattedrali fanno – ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, il che è completamente diverso.
Lago Krupac: il “mare di Nikšić”
Ora, devo ammettere che quando ho sentito per la prima volta i montenegrini di Nikšić riferirsi al Lago Krupac come al loro “mare“, ho pensato che fosse una di quelle esagerazioni locali di cui ogni posto del mondo sembra averne almeno una. Sai, come quando gli abitanti di una cittadina descrivono la loro collina come “la piccola Svizzera locale” o il loro laghetto come “i Caraibi del nord”.
Poi ci sono andato. E ho capito.
Il Krupačko jezero non è tecnicamente un lago naturale – è il prodotto di una diga costruita con tutte le migliori intenzioni ingegneristiche del XX secolo. Ma quello che gli ingegneri probabilmente non avevano previsto è che stavano per creare quello che sarebbe diventato il gioiello ricreativo di Niksic. È come quando cerchi di aggiustare una cosa e finisci per crearne una molto più bella per caso.
La prima volta che lo vedi, capisci immediatamente perché lo chiamano il “mar di Nikšić“. C’è questa spiaggia sabbiosa che si estende lungo la riva in un modo che sembra quasi troppo perfetto per essere vero. È come se qualcuno avesse preso un pezzo di costa adriatica e l’avesse trasportato nell’entroterra montenegrino, solo per vedere se funzionava. E, sorprendentemente, funziona eccome.
Ma la cosa che mi ha davvero conquistato è l’atmosfera che si respira qui. Non è il tipo di posto dove vai per fare il turista serio con la guida in mano e l’itinerario pianificato. È il posto dove i locals vanno per dimenticarsi che vivono in una città industriale e fingere per qualche ora di essere in vacanza al mare. E questa spontaneità, questa capacità di trasformare un lago artificiale in un piccolo paradiso di relax, è qualcosa di profondamente montenegrino.
Attività al Lago Krupac
La bellezza del Lago Krupac è che non devi essere un atleta olimpico o un esperto di sport acquatici per goderti quello che ha da offrire. È democratico in quel modo particolare che hanno i posti veramente belli – accoglie tutti, dalle famiglie con bambini piccoli ai gruppi di ventenni che vogliono fare festa, dagli anziani che vengono qui per la passeggiata quotidiana ai pescatori solitari che considerano questo lago la loro cattedrale personale.
Il nuoto qui è un’esperienza particolare. L’acqua è pulita in un modo che ti fa dimenticare che stai nuotando in un lago artificiale. Ha quella trasparenza che ti permette di vedere il fondo anche quando sei abbastanza al largo, e una temperatura che d’estate raggiunge livelli perfetti per stare in acqua ore senza accorgertene. Ho visto bambini di cinque anni che entravano nell’acqua la mattina e dovevano essere praticamente trascinati fuori la sera.
Gli sport acquatici qui sono sorprendentemente vari per quello che, alla fine, è un lago nell’entroterra montenegrino. C’è un noleggio kayak che funziona con quella casualità balcanica che ti fa pensare che forse l’orario d’apertura è più un suggerimento che una regola fissa, ma quando è aperto offre attrezzatura di buona qualità. Pagaiare sul Lago Krupac al tramonto è una di quelle esperienze che ti fanno capire perché la gente scrive poesie sui laghi.
Ma l’evento che ha veramente messo Krupac sulla mappa è il Lake Fest. Ora, quando dico “festival”, non pensare a qualcosa di piccolo e provinciale. Il Lake Fest è diventato negli anni uno degli eventi musicali più importanti del Montenegro, con artisti che arrivano da tutta Europa per suonare su un palco galleggiante – sì, hai letto bene, galleggiante – proprio nel mezzo del lago.
L’idea di mettere un palco sull’acqua potrebbe sembrare una di quelle idee che funzionano solo sulla carta, ma qui l’hanno trasformata in qualcosa di magico. La musica che risuona sull’acqua, le luci che si riflettono sulla superficie del lago, migliaia di persone che ascoltano dalla riva e dalle barche… è come se qualcuno avesse preso il concetto di festival musicale e l’avesse ripensato completamente.
Il camping intorno al lago durante il Lake Fest è un’esperienza a sé. Non è il tipo di camping organizzato che trovi in Germania o Olanda – è più una specie di comunità temporanea che sorge spontaneamente, dove la gente pianta tende ovunque ci sia un posto ragionevolmente pianeggiante e condivide tutto, dalla birra al cibo alle storie di viaggio.
Per le famiglie con bambini, il Lago Krupac è praticamente perfetto. La spiaggia degrada dolcemente nell’acqua, quindi anche i bambini più piccoli possono giocare in sicurezza vicino alla riva. C’è spazio per correre, sabbia per costruire castelli (che è sempre una priorità assoluta per chiunque abbia mai avuto a che fare con bambini sotto i dieci anni), e quella particolare atmosfera rilassata che fa sì che i genitori possano finalmente smettere di essere in allerta costante.
Forte Bedem: la fortezza ottomana trasformata in palcoscenico
Ci sono momenti, durante i viaggi, in cui la storia ti fa un sorrisetto malizioso e ti sussurra: “Guarda cosa è successo qui”. Il Forte Bedem è esattamente uno di quei posti. Immagina di essere un comandante ottomano del XVI secolo, appostato su questa altura rocciosa a ovest di quello che allora si chiamava ancora Onogost, a scrutare l’orizzonte in cerca di nemici che potrebbero non arrivare mai. Ti costruisci una fortezza solida, impenetrabile, strategicamente perfetta. Piazzi le tue mura ottomane, i tuoi torrioni, tutto secondo i migliori manuali di architettura militare dell’epoca.
Passa qualche secolo. Arriva la liberazione montenegrina nel 1877. La fortezza perde la sua funzione militare e inizia quel lento declino che caratterizza un po’ tutte le strutture costruite per fare la guerra quando la guerra non c’è più. Potrebbe diventare una rovina pittoresca, magari con qualche cartello informativo e una recinzione per tenere lontani i vandali.
E invece no. I montenegrini di Nikšić guardano questa fortezza e pensano: “Sai cosa ci manca qui? Un posto per fare concerti rock“. E così, con quella logica profondamente balcanica che riesce a trasformare problemi in opportunità, il Forte Bedem diventa il palcoscenico del Bedem Fest, uno dei festival musicali più particolari che abbia mai visto.
È geniale, se ci pensi. Dove altro puoi ascoltare chitarre elettriche che risuonano tra mura che hanno visto passare secoli di storia? Dove altro puoi ballare su musica contemporanea mentre i tuoi piedi calpestano pietre posate da architetti ottomani che sicuramente non avevano in mente i concerti rock quando le hanno progettate?
Storia e architettura del Forte Bedem
La cosa affascinante del Forte Bedem è che la sua storia è scritta letteralmente nelle pietre. Non nel senso metaforico che usano i poeti – dico proprio letteralmente. Ogni pietra, ogni angolo, ogni torrione racconta un pezzo della lunga e complicata storia di questa zona, che è stata contesa, conquistata, persa e riconquistata più volte di quanto qualsiasi fortezza ragionevolmente dovrebbe sopportare.
Gli ottomani arrivarono qui nel 1448 e, con quella meticolosità che li caratterizzava quando si trattava di consolidare i loro domini, decisero che Nikšić (che allora ancora si chiamava Onogost) aveva bisogno di una fortezza seria. Non una di quelle strutture improvvisate che si costruiscono quando hai fretta – una fortezza vera, che potesse resistere a assedi lunghi e nemici determinati.
Scegliere il sito fu probabilmente la parte più facile. Questa altura rocciosa ad ovest della città domina tutta la valle circostante in un modo che doveva far venire i brividi a qualsiasi nemico che si fosse avvicinato con cattive intenzioni. È uno di quei posti che la natura sembra aver progettato appositamente per essere fortificato: ripido su tre lati, con un’unica via d’accesso facilmente difendibile, e una vista panoramica che ti permette di vedere chiunque si avvicini da chilometri di distanza.
Le mura ottomane che vedi oggi sono un capolavoro di ingegneria militare medievale. Spesse, solide, costruite con quella particolare tecnica ottomana che combinava funzionalità e una certa eleganza architettonica. Non è una di quelle fortezze brutali che sembrano solo funzionali – c’è una grazia nelle linee, una proporzione nelle torri che ti fa capire che anche quando costruivano per fare la guerra, gli ottomani non dimenticavano mai l’estetica.
Il torrione principale è quello che mi ha colpito di più. Alto, massiccio, con quelle feritoie posizionate strategicamente che ti permettevano di vedere senza essere visto, di sparare senza essere colpito. Ci sono voluti secoli per costruire questo tipo di know-how militare, e tutto è concentrato in questa struttura che oggi ospita un café. È una di quelle trasformazioni che ti fanno riflettere su quanto sia strana e meravigliosa la storia umana.
All’interno del forte, quello che una volta era il cortile d’armi è diventato una specie di teatro all’aperto naturale. Le mura fanno da quinta scenica, i torrioni da palchi VIP, e l’acustica – beh, chi avrebbe mai pensato che una fortezza ottomana del XV secolo potesse avere un’acustica perfetta per i concerti rock?
Ma la cosa che trovo più affascinante è come il restauro sia stato fatto con intelligenza e rispetto. Non hanno cercato di trasformare il forte in qualcosa che non era – hanno semplicemente adattato quello che c’era per nuovi usi, mantenendo l’integrità architettonica originale. Il café è discreto, i servizi per i concerti sono removibili, e quando cammini tra quelle mura riesci ancora a immaginare come doveva essere quando era una fortezza vera.
Eventi e visite al Bedem
Il Bedem Fest è una di quelle idee che sulla carta sembrano completamente folli e nella realtà funzionano perfettamente. Chi è stato il primo a guardare una fortezza ottomana del XV secolo e pensare: “Questo posto ha bisogno di amplificatori e chitarre elettriche”? Chiunque fosse, merita una statua.
Il festival di solito si tiene durante l’estate, e la cosa straordinaria è come riesca a attirare artisti internazionali in quello che, ammettiamolo, non è esattamente il centro dell’universo musicale mondiale. Ma c’è qualcosa di irresistibile nell’idea di suonare in una fortezza medievale. È come se musicisti di tutto il mondo si fossero improvvisamente resi conto che mancava loro proprio questo tipo di palcoscenico.
Ho assistito a concerti qui durante il festival, e devo dire che l’esperienza è completamente diversa da qualsiasi altro concerto. La musica che rimbalza sulle mura di pietra crea un effetto acustico che amplifica naturalmente il suono, e la vista panoramica su Nikšić e le montagne circostanti aggiunge una dimensione visiva che non trovi in nessun altro venue. È come se gli ottomani, senza saperlo, avessero costruito l’anfiteatro rock perfetto.
Ma anche quando non c’è il festival, il Forte Bedem vale assolutamente una visita. Le visite guidate sono disponibili su richiesta (con quella flessibilità montenegrina che significa “se c’è qualcuno disponibile e tu hai voglia di aspettare, si può fare”), e ti permettono di esplorare torrioni e camminamenti che normalmente sono chiusi al pubblico.
Gli orari del forte seguono quella logica balcanica che considera gli orari più come suggerimenti che come regole ferree. Ufficialmente dovrebbe essere aperto dalla mattina al tramonto, ma ho scoperto che la definizione di “mattina” e “tramonto” è abbastanza elastica. Il consiglio è di andarci nel pomeriggio, quando c’è più probabilità che qualcuno sia in giro, e di non avere fretta.
Il café all’interno del forte merita una menzione speciale. Non è uno di quei café turistici che servono caffè annacquato a prezzi gonfiati. È gestito da locals che evidentemente considerano il fatto di servire caffè in una fortezza ottomana come la cosa più normale del mondo. Ordinare un espresso mentre sei seduto dove una volta montavano la guardia soldati ottomani è una di quelle esperienze surreali che solo i Balcani sanno offrirti.
La vista dalla fortezza è spettacolare, specialmente al tramonto. Nikšić si estende sotto di te come un modellino, e riesci a vedere fino alle montagne che circondano la valle. È uno di quei posti dove capisci immediatamente perché qualcuno abbia deciso di costruire qui una fortezza – e perché, secoli dopo, qualcun altro abbia deciso di trasformarla in un palcoscenico.