Sai quella sensazione quando scopri un posto che sembra esistere solo per farti dimenticare che i centri commerciali non sono mai stati inventati? Ecco, Kolašin è esattamente così. Nascosta tra le montagne del Montenegro settentrionale, questa cittadina di 3.000 anime (sì, le ho contate… no, scherzo) è il tipo di posto dove la natura ha deciso di dare il meglio di sé senza nemmeno sudare.
Qui troverai il Parco Nazionale Biogradska Gora con una delle ultime foreste primarie d’Europa (dove gli alberi sono più vecchi di tua nonna moltiplicata per dieci), la stazione sciistica Kolašin 1450 per sfrecciare sulle piste del Bjelasica, e il Monastero di Morača, un gioiello ortodosso del XIII secolo dove i monaci probabilmente si chiedono ancora perché tutti fotografano tutto.
Ma non è finita: c’è il Canyon del fiume Tara per il rafting più adrenalinico dei Balcani, il villaggio di Njegusi dove il prosciutto è una religione, il Lago Bukumirsko che sembra uscito da una cartolina (di quelle belle, non quelle del distributore), la Cattedrale di Podgorica a un’ora di macchina, la selvaggia Gola di Morača per escursioni memorabili, e la Statua delle Tre Sorelle nel centro città.
E siccome so che stai già cercando su Google “quanto costa” e “come diavolo ci arrivo”, tranquillo: ti dirò tutto su prezzi, orari, parcheggi e persino dove comprare il panino meno caro.
Parco Nazionale Biogradska Gora: il trekking più bello del Montenegro
Ora, lascia che ti racconti del Parco Nazionale Biogradska Gora, uno di quei posti dove gli alberi hanno visto passare gli Ottomani, i comunisti e probabilmente anche qualche dinosauro particolarmente longevo. È una delle ultime foreste primarie d’Europa – il che significa, per noi comuni mortali, che nessuno ha mai avuto la brillante idea di tagliare questi alberi per farne stuzzicadenti di lusso.
Il cuore del parco è il Lago Biograd, un lago di origine glaciale che giace lì come una goccia di cielo caduta per sbaglio tra i monti Bjelasica. È circondato da una foresta dove alcuni alberi hanno più di 500 anni e raggiungono i 60 metri d’altezza – praticamente condomini naturali dove gli uccelli pagano l’affitto in cinguettii. La biodiversità qui è così ricca che i biologi vengono in pellegrinaggio come i fedeli a Lourdes, solo che invece di miracoli cercano licheni rari.
Cosa vedere e fare nel parco
La cosa meravigliosa del parco è che offre sentieri ben segnalati per ogni tipo di escursionista, dal contemplativo pensionato con problemi al ginocchio sinistro all’energumeno che scala montagne per colazione. I sentieri principali partono tutti dal centro visitatori vicino al lago, e credimi, è difficile perdersi a meno che tu non abbia il senso dell’orientamento di un criceto bendato.
Per i più ambiziosi, ci sono le vette di Crna Glava (2.139 metri – sì, ho controllato) e Zekova Glava (1.565 metri), che offrono viste spettacolari sulla natura circostante. Il fiume Biogradska serpeggia attraverso il parco come se avesse bevuto un po’ troppo rakija, creando piccole cascate e pozze dove la fauna selvatica viene a fare aperitivo.
Sentieri facili per bambini a Biogradska Gora
Se viaggi con i piccoli esploratori, il sentiero circolare attorno al Lago Biograd è perfetto – sono solo 3,5 km di passeggiata pianeggiante dove i bambini possono correre, saltare e probabilmente finire con le scarpe bagnate nonostante tutti i tuoi avvertimenti. C’è anche il sentiero didattico verso Bendovac, dove pannelli informativi spiegano la flora locale (anche se dubito che tuo figlio di 6 anni sia particolarmente interessato alla riproduzione dei muschi).
I sentieri facili per bambini a Biogradska includono anche il percorso fino a Jezerine, dove potete fermarvi per un picnic guardando i cervi che vi osservano con quella loro espressione da “ma questi chi sono?”. E se i bambini si stancano (spoiler: succederà), ci sono diverse aree di sosta con panchine strategicamente posizionate proprio quando le loro gambette iniziano a protestare.
Consigli pratici: biglietti, orari e come arrivare
Ora, le cose pratiche – quelle noiose ma necessarie, come lavarsi i denti o pagare le tasse. Il parco è aperto tutto l’anno, anche se d’inverno sembra più il set di Frozen che un’attrazione turistica. Gli orari variano stagionalmente: da maggio a ottobre è aperto dalle 7 alle 20, mentre d’inverno chiude quando il sole decide che ne ha avuto abbastanza, verso le 16.
Per arrivare al parco Biogradska Gora da Kolašin, sono solo 17 km sulla strada per Mojkovac. Se hai un’auto, segui la E65/E80 e poi svolta seguendo i cartelli (sono grandi e verdi, impossibile mancarli a meno che tu non stia guidando bendato, nel qual caso hai problemi più grandi). Il parcheggio all’ingresso del parco è gratuito, uno di quei piccoli miracoli della vita moderna.
Prezzi ingresso parco nazionale Montenegro
I biglietti per il parco nazionale costano meno di un aperitivo a Milano: 3 euro per gli adulti, 1,50 euro per i bambini, e gratis per i piccoli sotto i 7 anni (probabilmente perché sanno che faranno più danni di un orso affamato). I prezzi potrebbero sembrare quasi imbarazzanti rispetto a quello che offre il parco, ma hey, non lamentarti.
Se vuoi fare il giro in barca sul lago (consigliato, soprattutto se hai mangiato troppo ćevapi a pranzo), costa altri 2 euro. C’è anche la possibilità di noleggiare una mountain bike per 10 euro al giorno, anche se pedalare dopo una salita a Crna Glava potrebbe non essere l’idea più brillante che hai avuto.
Stazione Sciistica Kolašin 1450: Sciare tra le Piste del Bjelasica
Ah, Kolašin 1450. Il numero non è l’anno in cui qualche monaco medievale ha scoperto la neve, ma l’altitudine in metri dove inizia il divertimento. È il tipo di posto dove i montenegrini vanno a sciare senza dover vendere un rene per pagarsi lo skipass, e dove gli italiani arrivano stupiti di trovare neve vera invece della solita poltiglia grigia di fine stagione.
La stazione si aggrappa alle pendici del monte Bjelasica come un bambino alla gonna della madre, offrendo 30 km di piste che serpeggiano tra abeti innevati. Non è Chamonix, certo, ma ha quel fascino genuino dei posti dove il barista del rifugio ti saluta per nome dopo il secondo giorno e dove nessuno ti giudica se scendi a spazzaneve per tutto il tragitto.
Piste per tutti i livelli e scuola sci
Le piste sono come i parenti a Natale: ce n’è per tutti i gusti, da quelle facili dove i principianti cadono con grazia, a quelle dove gli esperti fingono di non avere paura. Lo Ski centar Kolašin ha fatto un lavoro notevole nel creare percorsi che non terrorizzano i novizi ma non annoiano nemmeno chi scia da quando aveva i denti da latte.
Gli impianti di risalita – seggiovie e skilift – sono moderni quanto basta per non farti rimpiangere le Alpi. Certo, ogni tanto si fermano con quel tempismo perfetto di quando sei a metà strada e fa più freddo, ma è parte del fascino balcanico.
Prezzi skipass Kolašin 2025
I prezzi dello skipass sono così ragionevoli che la prima volta ho pensato di aver capito male: giornaliero adulti 22 euro, bambini 15 euro. Il settimanale costa 120 euro, che è più o meno quello che paghi per un pranzo mediocre in qualche resort alpino più blasonato. C’è anche lo skipass famiglia che fa risparmiare un altro 20%, perché evidentemente qui capiscono che sciare con i figli è già abbastanza costoso in termini di sanità mentale.
Noleggio attrezzatura e dove dormire
Il noleggio attrezzatura costa circa 15-20 euro al giorno per il set completo (sci, scarponi, bastoncini e quel casco che ti fa sembrare un fungo spaziale). L’attrezzatura è sorprendentemente moderna – niente sci di legno dell’era Tito, tranquillo. I negozi di noleggio sono proprio alla base degli impianti, gestiti da ragazzi che parlano un inglese creativo ma efficace.
Per l’après-ski, che qui consiste principalmente nel bere rakija davanti al camino raccontando di quella volta che hai quasi fatto la nera (spoiler: non l’hai fatta), ci sono diversi locali accoglienti dove il vin brulé costa quanto un caffè a Milano.
Monastero di Morača: arte ortodossa e spiritualità del XIII secolo
A circa 40 chilometri da Kolašin, incastonato in una gola che sembra disegnata da un bambino particolarmente ispirato con i pastelli verdi, si trova il Monastero di Morača. È uno di quei posti dove il tempo ha deciso di prendersi una pausa caffè nel XIII secolo e non è più tornato al lavoro.
Costruito nel 1252 da Stefan, figlio di Vukan Nemanjić (nomi che suonano come se qualcuno avesse starnutito mentre parlava, ma erano persone importantissime all’epoca), questo monastero ortodosso serbo è sopravvissuto a più invasioni di quante io abbia sopportato cene con i parenti. Gli Ottomani ci hanno provato, i comunisti pure, ma il monastero è ancora lì, aggrappato alla sua collina come un vecchio testardo che si rifiuta di traslocare.
La prima cosa che noti arrivando è il contrasto quasi comico tra la severità della pietra grigia e l’esplosione di verde tutto intorno. Il fiume Morača scorre proprio lì sotto, borbottando qualcosa che suona come una preghiera liquida, mentre le pareti del canyon si alzano drammaticamente su entrambi i lati, come guardie del corpo geologiche.
Icone, affreschi e tesori artistici
Entrare nella chiesa principale è come aprire un libro di storia dell’arte che qualcuno ha dimenticato di aggiornare da 700 anni – e meno male, aggiungerei. Gli affreschi che decorano le pareti sono stati dipinti da artisti che probabilmente non avevano idea che un giorno sarebbero stati fotografati da turisti giapponesi con telefoni più potenti del computer della NASA degli anni ’60.
L’iconostasi – quella parete di icone che separa la navata dal santuario – è un capolavoro di legno intagliato che farebbe piangere di gioia qualsiasi falegname moderno. Le icone stesse, alcune risalenti al XIV secolo, ti fissano con quegli occhi bizantini che sembrano seguirti ovunque tu vada, come il ritratto di tua nonna in salotto, solo più santi e meno propensi a chiederti quando ti sposi.
C’è un affresco particolare della vita di Sant’Elia che mi ha sempre colpito: il santo sale al cielo su un carro di fuoco, e l’artista medievale ha dipinto le fiamme con un entusiasmo che suggerisce che forse aveva visto da vicino qualche incendio di troppo. I manoscritti conservati nella biblioteca del monastero sono scritti in quella calligrafia antica che fa sembrare la mia scrittura ancora peggiore di quanto già non sia.
Orari messe e informazioni pratiche
Il monastero segue gli orari liturgici del Patriarcato serbo, il che significa che le messe principali sono al mattino presto (parliamo delle 6) e alla sera. Se sei uno di quei tipi mattinieri che saltano giù dal letto alle 5 cantando, perfetto. Per il resto di noi mortali, c’è sempre la messa serale.
Le liturgie sono in serbo antico, una lingua che suona come se qualcuno stesse leggendo un incantesimo molto serio mentre ha un leggero raffreddore. Non capirai una parola, ma c’è qualcosa di ipnotico nel canto dei monaci che riecheggia tra le antiche mura. È come essere trasportati indietro nel tempo, solo con scarpe più comode e la possibilità di controllare Instagram dopo (anche se ti sconsiglio di farlo durante la messa – i monaci hanno quello sguardo).
Durante le festività ortodosse principali, il monastero si riempie di fedeli locali che arrivano da tutta la regione. È affascinante da vedere, ma preparati a sentirti un po’ come un antropologo che osserva una tribù sconosciuta – rispettoso ma decisamente fuori posto.
Dove parcheggiare monastero Morača
Il parcheggio del monastero è una di quelle cose che sembrano essere state progettate da qualcuno che odiava profondamente le automobili. È gratuito, il che è fantastico, ma è anche piccolo come il bagno di un monolocale a Manhattan e altrettanto difficile da manovrare.
Nei fine settimana estivi e durante le festività religiose, trovare un posto è come vincere alla lotteria, solo meno remunerativo. C’è un parcheggio più grande circa 200 metri prima del monastero, sulla strada principale, ma richiede una camminata in salita che ti farà rimpiangere quella seconda porzione di gibanica a colazione.
Il mio consiglio? Arriva presto al mattino o nel tardo pomeriggio. Non solo eviterai la folla di turisti che sembrano sempre viaggiare in branchi di 50 con un ombrello alzato come un faro, ma avrai anche una luce migliore per le foto esterne e un’atmosfera più tranquilla per goderti il posto.
Orari apertura monastero Montenegro
Il monastero è aperto tutti i giorni dalle 8 del mattino fino al tramonto, che in Montenegro sembra variare a seconda dell’umore del sole. D’estate puoi visitarlo fino alle 20, mentre d’inverno chiude intorno alle 16, quando la luce se ne va come un ospite educato che sa quando è ora di andare.
L’ingresso è gratuito, ma c’è una scatola delle donazioni all’entrata che ti fissa con la stessa intensità delle icone. Una piccola donazione è apprezzata – i monaci devono pur mangiare qualcosa oltre alle preghiere, e quegli affreschi non si restaurano da soli.
C’è un piccolo negozio vicino all’ingresso dove vendono icone, candele, e miele prodotto dai monaci. Il miele è eccezionale – apparentemente 700 anni di preghiere fanno bene alle api – anche se sospetto che il prezzo leggermente gonfiato sia una forma di penitenza moderna per i turisti.
Canyon del fiume Tara: rafting e zipline nel canyon più profondo d’Europa
Permettimi di raccontarti del Canyon del fiume Tara, un posto che madre natura ha scavato con la pazienza di un monaco buddista e l’entusiasmo di un bambino con una pala sulla spiaggia. È il canyon più profondo d’Europa – 1.300 metri di pura vertigine geologica – anche se devo confessare che quando sei sul fondo a guardare in su, la differenza tra 1.300 e, diciamo, 1.200 metri diventa piuttosto accademica. È comunque dannatamente alto.
Il fiume Tara stesso è una di quelle meraviglie acquatiche che ti fanno chiedere se qualcuno non abbia aggiunto del colorante alimentare blu durante la notte. L’acqua è così cristallina che puoi vedere i pesci nuotare e probabilmente anche leggere le loro espressioni perplesse mentre una zattera piena di turisti urlanti passa sopra le loro teste. È il tipo di acqua che nelle pubblicità versebbero in slow motion mentre una voce profonda sussurra qualcosa sull’essenza della purezza.
La prima volta che vidi il canyon, ero su quel magnifico Ponte Đurđevića Tara – una struttura degli anni ’30 che sembra uscita da un film di spie della Guerra Fredda (probabilmente perché lo è stata). Il ponte si inarca sopra il canyon come un sopracciglio architettonico sollevato in perpetuo stupore, e guardando giù… beh, diciamo che ho capito improvvisamente perché mia madre insisteva sempre che non mi sporga troppo dai balconi.
Avventure acquatiche per tutti
Ora, quando dico “per tutti”, intendo nel senso più ottimistico del termine. È come quando i ristoranti dicono che il loro peperoncino è “leggermente piccante” e poi passi le successive tre ore a chiederti se le tue papille gustative torneranno mai più.
Il rafting sul Tara varia da “piacevole gita in barca con qualche spruzzo” a “santo cielo, perché ho firmato quel modulo di scarico responsabilità?”. Dipende tutto dalla sezione del fiume e dal periodo dell’anno. Le rapide hanno nomi che sembrano usciti da un manuale di wrestling professionistico – c’è la “Lavatrice”, il “Frullatore”, e la mia preferita, “La quiete prima della tempesta”, che è esattamente subdola come suggerisce il nome.
Per i meno avventurosi, ci sono tratti del fiume dove l’acqua scorre placida come il pensiero di un filosofo zen. Qui puoi effettivamente goderti il paesaggio invece di concentrarti disperatamente sul non cadere in acqua mentre la guida urla istruzioni in un inglese che sembra essere stato tradotto attraverso tre lingue diverse usando Google Translate del 2005.
E poi c’è la zipline. Ah, la zipline. Qualcuno, in un momento di ispirazione o follia (spesso è difficile distinguere), ha pensato: “Sai cosa manca a questo canyon già spettacolare? Gente che lo attraversa appesa a un cavo urlando”. E così è nata la zipline del Tara, che ti porta da una sponda all’altra del canyon in quello che il depliant descrive come “un’esperienza indimenticabile”. Hanno ragione – è difficile dimenticare i 60 secondi in cui hai seriamente riconsiderato tutte le tue scelte di vita mentre sfrecciavi a 100 metri sopra il fiume.
Migliore periodo per fare rafting al Tara
Il periodo migliore per il rafting sul Tara è come il tempismo in una battuta: tutto sta nel cogliere il momento giusto. Aprile e maggio sono i mesi d’oro, quando lo scioglimento delle nevi trasforma il fiume in una bestia acquatica selvaggia e meravigliosa. L’acqua è alta, le rapide sono vigorose, e l’adrenalina scorre più veloce del fiume stesso.
In estate – luglio e agosto – il fiume si calma considerevolmente, come un adolescente ribelle che improvvisamente scopre lo yoga. È il periodo perfetto per le famiglie e per chi preferisce ammirare il canyon senza sentirsi come in una lavatrice in modalità centrifuga. L’acqua è più bassa, le rapide più gentili, e c’è effettivamente tempo per notare che, ehi, questo posto è davvero stupendo quando non stai cercando disperatamente di rimanere sulla zattera.
L’autunno porta con sé colori spettacolari – le foglie diventano di ogni sfumatura immaginabile di rosso, arancione e oro, come se la natura avesse deciso di dare una festa e avesse esagerato con le decorazioni. Il livello dell’acqua è medio, le temperature ancora piacevoli, e i turisti molto meno numerosi, il che significa che puoi effettivamente sentire i suoni della natura invece del coro di “Oh mio Dio!” in sette lingue diverse.
Fare rafting sul fiume Tara è sicuro per i bambini?
Ah, la domanda da un milione di euro: “Posso portare il piccolo Tommaso che ha appena imparato a nuotare nella piscina gonfiabile del giardino?”. La risposta è sì, ma con più asterischi di un contratto di assicurazione.
La maggior parte degli operatori accetta bambini dai 7 anni in su, anche se guardando alcuni di loro, sospetto che l’età sia più una linea guida che una regola ferrea. Ho visto bambini di 7 anni affrontare le rapide con la calma di un monaco buddista e quarantenni aggrappati alla zattera come koala terrorizzati.
Per i bambini, gli operatori scelgono sempre i tratti più calmi del fiume – quelli che io chiamo “rapide da principianti”, dove l’unica cosa che rischi è di bagnarti un po’ e forse di perdere gli occhiali da sole che hai dimenticato di assicurare con il cordino. Le guide sono addestrate specificamente per i tour familiari e hanno quella pazienza infinita che viene solo dall’aver risposto “Quanto manca?” circa 4.000 volte nella loro carriera.
I bambini indossano giubbotti salvagente che sembrano progettati per far galleggiare un piccolo elefante, caschi che li fanno sembrare funghi acquatici particolarmente buffi, e spesso finiscono per divertirsi più degli adulti. C’è qualcosa nel vedere tuo figlio ridere mentre viene spruzzato dall’acqua gelata del fiume che ti fa dimenticare momentaneamente che hai pagato per farti bagnare volontariamente.
Villaggio Njegusi: prosciutto, formaggio e storia reale del Montenegro
C’è qualcosa di meravigliosamente assurdo nel fatto che uno dei villaggi più importanti della storia montenegrina sia famoso principalmente per il prosciutto. È come se Stratford-upon-Avon fosse celebrata non per Shakespeare ma per delle salsicce particolarmente buone. Eppure eccomi qui, a guidare su una strada che serpeggia come un’anguilla ubriaca verso Njegusi, con lo stomaco che brontola in anticipazione.
Il villaggio si trova arroccato sui pendii del Monte Lovćen, a circa un’ora di macchina da Kolašin se non ti fermi ogni cinque minuti a fotografare il panorama (cosa che farai, credimi). La strada per arrivarci è una di quelle esperienze che ti fanno apprezzare l’invenzione dei freni e riconsiderare la tua polizza assicurativa. Sono 32 tornanti – li ho contati mentre mia moglie stringeva la maniglia della portiera con una forza che avrebbe fatto invidia a un gorilla arrabbiato.
Ma parliamo del villaggio stesso. Njegusi non è solo il posto dove fanno quel prosciutto che ti fa dimenticare tutto quello che pensavi di sapere sui salumi. È anche il luogo di nascita di Petar II Petrović Njegoš, che oltre ad avere un nome che sembra uno scioglilingua sadico, fu vescovo, poeta, filosofo e governante del Montenegro nel XIX secolo. Immagina di essere così poliedrico che la tua città natale non sa se dedicarti un museo o un salumificio, e alla fine fa entrambi.
Tour gastronomici e degustazioni
Ora, i tour gastronomici a Njegusi sono una di quelle esperienze che iniziano con scetticismo (“Quanto può essere speciale un prosciutto?”) e finiscono con te che consideri seriamente di contrabbandare un’intera coscia nel bagaglio a mano.
Il processo inizia sempre allo stesso modo. Ti portano in una di quelle case di pietra che sembrano essere lì da quando i dinosauri passeggiavano per i Balcani, dove una famiglia che produce prosciutto da più generazioni di quante ne possa contare, ti accoglie come se fossi un parente perduto da tempo. C’è sempre una nonna – e giuro che è sempre la stessa in ogni casa, come se ci fosse una nonna universale montenegrina che si teletrasporta da una degustazione all’altra.
Ti fanno sedere a un tavolo di legno che ha visto più storia di un libro di testo, e inizia il rituale. Prima arriva il prosciutto, tagliato a mano con un coltello che probabilmente ha affettato maiali quando l’Impero Austro-Ungarico era ancora una cosa. Ogni fetta è sottile come un sussurro, traslucida al punto che potresti quasi leggerci attraverso se non fossi troppo occupato a metterla in bocca.
Il segreto, ti spiegano con la solennità di chi rivela i misteri dell’universo, sta nel clima. L’aria di montagna, il vento che soffia dal mare (anche se il mare è a chilometri di distanza, ma apparentemente il vento montenegrino ha il GPS), e il fumo del legno di faggio. È un processo che richiede 12-18 mesi e più pazienza di quanta io ne abbia mai avuta per qualsiasi cosa nella vita.
Poi arriva il formaggio – e qui le cose si fanno interessanti. C’è il formaggio giovane, che ha la consistenza di qualcosa tra la ricotta e un cloud storage mal configurato, e quello stagionato, che potrebbe essere usato come arma contundente in caso di emergenza. Entrambi sono sorprendentemente deliziosi, specialmente quando accompagnati dal pane fatto in casa che sembra sempre materializzarsi dal nulla, ancora caldo e profumato come le migliori promesse elettorali.
Dove comprare prosciutto Njegusi
Se dopo la degustazione decidi che hai assolutamente bisogno di portare a casa un pezzo di questa magia salata (e lo farai, credimi), hai diverse opzioni, ognuna con i suoi pro e contro.
La prima e più ovvia è comprare direttamente dalle famiglie produttrici. I Martinović, per esempio, sono praticamente i Rothschild del prosciutto montenegrino. La loro bottega sembra un incrocio tra un museo e una macelleria, con prosciutti appesi al soffitto come stalattiti commestibili. I prezzi sono onesti – circa 15-20 euro al chilo – che è meno di quello che pagheresti per un prosciutto mediocre in qualsiasi salumeria italiana che si rispetti.
C’è anche il mercato del villaggio, che si tiene ogni sabato mattina ed è un’esperienza che vale la pena vivere anche se sei vegetariano. È un posto dove il concetto di “filiera corta” significa che il produttore è letteralmente lì davanti a te, probabilmente con ancora un po’ di fumo di affumicatura nei capelli. Qui puoi contrattare, anche se devo ammettere che la mia tecnica di contrattazione (“Uh, costa troppo?” seguito da silenzio imbarazzante) lascia molto a desiderare.
Per chi preferisce un’esperienza più strutturata, c’è la cooperativa locale, ospitata in quello che un tempo era il municipio e ora è diventato il tempio del prosciutto. Hanno anche il sottovuoto per i turisti, che è pratico ma toglie un po’ di romanticismo all’idea di viaggiare con un prosciutto intero nel bagaglio.
Un consiglio: non comprare al primo posto che visiti. So che è difficile resistere quando hai appena assaggiato quello che le tue papille gustative ti dicono essere il miglior prosciutto dell’universo conosciuto, ma ogni produttore ha le sue particolarità. Alcuni affumicano di più, altri di meno. Alcuni usano più sale, altri lasciano che sia il tempo a fare la magia. È come il vino, ma con più colesterolo.
Lago Bukumirsko: trekking e camping al lago glaciale
Il Lago Bukumirsko è uno di quei posti che ti fanno chiedere perché qualcuno si sia preso la briga di inventare le piscine. Si trova incastonato tra le montagne come una goccia di cielo dimenticata da qualche divinità distratta, e arrivarci è metà dell’avventura – anche se “avventura” potrebbe essere un eufemismo per quello che le tue gambe penseranno di te dopo.
Il lago offre quello che ogni lago glaciale che si rispetti dovrebbe offrire: acqua incredibilmente bella e incredibilmente fredda. È il tipo di posto dove puoi fare trekking, nuotare (se sei coraggioso), pescare (se hai i permessi), o semplicemente sederti e contemplare come diavolo un ghiacciaio abbia pensato che questo fosse un buon posto per sciogliersi qualche migliaio di anni fa.
I sentieri intorno al lago variano dal “piacevole passeggiata domenicale” al “chi ha bisogno di ginocchia funzionanti comunque?”. La fauna locale include cervi che ti guardano come se fossi tu l’attrazione turistica, e uccelli che sembrano sempre sapere qualcosa che tu non sai.
Come raggiungere il lago Bukumirsko
Ora, raggiungere il lago è un po’ come cercare di spiegare a tua nonna come funziona WhatsApp – tecnicamente possibile, ma richiede pazienza e forse qualche piccola bugia rassicurante.
Da Kolašin, prendi la strada verso Plav (circa 40 km), poi segui le indicazioni per Vusanje. Da lì, c’è un sentiero di circa 2 ore che parte dal parcheggio vicino alla Valle di Grebaje. Il sentiero è ben segnato, nel senso che occasionalmente c’è una freccia dipinta su una roccia che potrebbe indicare la direzione giusta o potrebbe essere l’opera d’arte astratta di qualche escursionista annoiato.
Se hai un’auto 4×4 e più coraggio che buon senso, puoi avvicinarti di più, ma la strada sterrata finale fa sembrare le montagne russe un’esperienza rilassante.
Si può fare bagno nel Bukumirsko?
Tecnicamente sì, puoi fare il bagno nel Lago Bukumirsko. Tecnicamente puoi anche mangiare gelato con la fronte, ma questo non significa che sia una buona idea.
L’acqua mantiene una temperatura che definirei “corroborante”, che è il modo educato per dire che è più fredda di uno sguardo di disapprovazione di tua suocera. Anche in piena estate, raramente supera i 15°C. Ho visto persone entrarci – di solito giovani tedeschi che apparentemente considerano l’ipotermia una sfida personale – ma la maggior parte si limita a immergere i piedi e dichiarare vittoria.
Cattedrale della Natività di Maria a Podgorica
Ora, so cosa stai pensando. “Podgorica? Ma non stavamo parlando di Kolašin?” Sì, caro lettore, ma vedi, quando sei in Montenegro, tutto è relativamente vicino, e la Cattedrale della Natività di Maria a Podgorica è una di quelle cose che vale la deviazione di un’ora, come quel ristorante fuori mano che tuo cognato insiste sia “il migliore della regione” – solo che questa volta ha davvero ragione.
Costruita nel 2013, questa cattedrale è praticamente un neonato nel mondo delle chiese ortodosse, dove “nuovo” di solito significa “costruito quando Cristoforo Colombo era ancora in fasce”. È la più grande chiesa ortodossa del Montenegro, il che è un po’ come essere il grattacielo più alto di un villaggio di case a un piano, ma comunque impressionante.
La prima volta che l’ho vista, ero convinto che il mio GPS avesse bevuto troppa rakija. Eccomi nel mezzo di Podgorica, una città che architettonicamente parlando sembra essere stata progettata da un comitato di burocrati comunisti con una passione per il cemento grigio, quando all’improvviso appare questa visione bizantina con cupole dorate che brillano al sole come i denti di un presentatore televisivo americano.
Iconostasi e arte sacra
L’interno della cattedrale è come entrare in una scatola di gioielli che qualcuno ha dimenticato di rimpicciolire. L’iconostasi – quella parete di icone che separa noi comuni mortali dal sancta sanctorum – è un’opera d’arte che ti fa chiedere se gli artisti moderni abbiano semplicemente dimenticato come si fa. È tutta in legno intagliato e dorato, con dettagli così fini che potresti passare ore a scoprire nuovi particolari, come quando guardi “Dov’è Wally?” ma con santi invece di un tizio in maglia a righe.
Le icone stesse sono state dipinte da alcuni dei migliori iconografi serbi contemporanei, che apparentemente hanno studiato con i maestri bizantini tramite una macchina del tempo che nessuno mi ha detto esistesse. C’è qualcosa di sconcertante nel vedere arte così tradizionale in un edificio così nuovo – è come trovare un manoscritto medievale in un Kindle.
Il Metropolita Amfilohije, che ha supervisionato la costruzione, deve aver avuto visioni piuttosto grandiose. La cattedrale può ospitare 5.000 persone, il che significa che durante le grandi festività sembra di essere a un concerto rock, solo con più incenso e meno chitarre elettriche. Il Patriarca Irinej l’ha consacrata con una cerimonia che, mi hanno detto, è durata più a lungo di alcuni matrimoni che ho frequentato.
Gli affreschi, ancora in fase di completamento (apparentemente dipingere 14.000 metri quadrati di superficie richiede più tempo di quanto Amazon impiega a consegnarti le ciabatte), raccontano storie bibliche con colori così vividi che fanno sembrare sbiaditi i filtri di Instagram. C’è una scena del Giudizio Universale che è così dettagliata che potresti usarla come test della vista.
Orari apertura cattedrale Podgorica
La cattedrale apre alle 7 del mattino, un orario che suggerisce che i fedeli ortodossi abbiano un rapporto con la sveglia molto diverso dal mio. Resta aperta fino alle 20, anche se durante l’estate montenegrina, quando il sole sembra avere problemi a capire quando è ora di andare a dormire, potresti trovarla aperta anche più tardi.
Le visite guidate sono disponibili, ma solo su prenotazione e principalmente in serbo, anche se ho sentito di un giovane diacono che parla un inglese decente e sembra genuinamente entusiasta di spiegare perché quella particolare icona di San Nicola sembra arrabbiata con il mondo. I matrimoni ortodossi qui sono spettacolari – durano quanto un film di Scorsese e hanno più costumi di scena.
C’è anche un piccolo shop ecclesiastico dove vendono di tutto, dalle candele benedette ai piccoli flaconi di olio santo, fino a icone tascabili per il viaggiatore devoto moderno. I prezzi sono sorprendentemente ragionevoli, anche se sospetto che contrattare sul prezzo di un’icona benedetta potrebbe non essere il modo migliore per guadagnarsi punti karma.
Si entra gratis in cattedrale
Sì, l’ingresso è completamente gratuito, il che nel mondo moderno è raro quanto un politico onesto. Non ci sono biglietti, tornelli o audioguide a pagamento. Entri e basta. C’è però una scatola per le donazioni vicino all’ingresso che sembra giudicarti silenziosamente, come tua madre quando torni a casa tardi.
La logica è semplice: la casa di Dio è aperta a tutti, indipendentemente dal contenuto del portafoglio. Anche se, dopo aver visto l’elettricità necessaria per illuminare tutti quei lampadari (sembrano presi in prestito da un palazzo zarista), una piccola donazione sembra il minimo che si possa fare. Ho messo 5 euro e mi sono sentito simultaneamente generoso e tirchio.
Per i concerti di musica sacra che occasionalmente si tengono qui, potrebbero esserci biglietti a pagamento, ma sono eventi rari. L’acustica è fenomenale – apparentemente quando costruisci una chiesa pensando che Dio ti stia ascoltando, ti assicuri che il suono sia perfetto.
Gola di Morača: escursioni tra cascate e natura selvaggia
Devo confessarti una cosa. La prima volta che ho sentito parlare della Gola di Morača, ho pensato fosse una condizione medica. “Mi dispiace,” immaginavo il dottore dire con aria grave, “temo che lei abbia una gola di Morača. Dovrà evitare i cibi piccanti per almeno sei settimane.” Invece no, si tratta di una delle meraviglie naturali più spettacolari del Montenegro, il che, a pensarci bene, è molto meglio di un’infiammazione delle vie respiratorie.
Questa profonda e stretta gola, scavata dal fiume Morača con la pazienza di un geologo in pensione che non ha nient’altro da fare per qualche milione di anni, si trova a una manciata di chilometri da Kolašin. È il tipo di posto che ti fa capire perché i nostri antenati credevano negli dei della montagna – se fossi un dio e dovessi scegliere dove vivere, probabilmente sceglierei un posto così.
Le pareti di roccia si alzano imponenti su entrambi i lati come grattacieli naturali, solo molto più affascinanti e con molti meno uffici di contabilità. Il fiume Morača scorre sul fondo, a volte placido come un pensionato che legge il giornale, altre volte impetuoso come lo stesso pensionato quando scopre che hanno aumentato il prezzo del caffè. E poi ci sono le cascate – oh, le cascate! – che cadono dalle pareti rocciose con un fragore che ti fa sentire piccolissimo e stranamente felice di esserlo.
La cosa più sorprendente della gola è come cambia personalità a seconda della stagione. In primavera, quando la neve si scioglie sulle montagne circostanti, il fiume diventa un torrente rabbioso che sembra aver litigato con le rocce e aver deciso di portarsele via tutte. In estate, è più tranquillo, quasi sonnolento, perfetto per quei momenti di contemplazione in cui ti chiedi cosa diavolo ci fai in ufficio quando potresti essere qui. E in autunno… beh, in autunno i colori sono così belli che persino i daltonici si fermano a bocca aperta.
Sentieri e difficoltà percorsi
Ora, parliamo dei sentieri, perché a differenza di me che una volta mi sono perso nel parcheggio di un centro commerciale, qui i percorsi sono ben segnalati. Ci sono opzioni per tutti, dal contemplativo amante della natura che considera una salita ripida un affronto personale, all’escursionista hardcore che colazione con dislivelli di 500 metri.
Il sentiero principale segue il corso del fiume, e quando dico “segue” intendo nel senso più letterale possibile – a volte sei così vicino all’acqua che potresti quasi lavartici i piedi senza toglierti dalle scarpe. È relativamente pianeggiante per i primi chilometri, il che è perfetto per riscaldarsi e per convincerti che forse, dopotutto, sei più in forma di quanto pensassi. Spoiler alert: non lo sei.
Poi ci sono i sentieri che salgono verso Platije e Medjurijecje, che sono… beh, diciamo che sono una sfida. Non nel senso di “sfida intellettuale” come completare un cruciverba del Sunday Times, ma più nel senso di “sfida fisica” come convincere le tue gambe che sì, devono continuare a muoversi anche se protestano rumorosamente. La vista dall’alto, però, ripaga ogni singolo gemito e lamento che hai emesso durante la salita.
Per i più avventurosi, c’è il sentiero che porta al Mrtvica Canyon, un canyon laterale che sembra essere stato dimenticato dal resto del mondo. Il nome “Mrtvica” apparentemente significa qualcosa come “piccola morte” in montenegrino, il che non è esattamente rassicurante, ma ti assicuro che l’unica cosa che muore lì è la tua convinzione che i posti così belli esistano solo nei documentari della BBC.
Quanto dura escursione gola Morača
La durata dell’escursione dipende fondamentalmente da tre fattori: la tua forma fisica, quante foto vuoi scattare, e quante volte ti fermi a chiederti perché hai pensato che fosse una buona idea. Il percorso base lungo il fiume è di circa 3-4 ore andata e ritorno, assumendo che tu cammini a un ritmo normale e non ti fermi ogni cinque minuti a fotografare quella che giuri sia la roccia più fotogenica che tu abbia mai visto (spoiler: ne vedrai di migliori cinque minuti dopo).
Se decidi di salire verso Svetigora, aggiungi altre 2-3 ore, più il tempo necessario per riprendere fiato e mettere in discussione le tue scelte di vita. È un’escursione che inizia innocentemente – “Oh, guarda, un sentierino carino!” – e finisce con te che ansimi come un mantice mentre un’anziana signora montenegrina ti supera portando quello che sembra essere un’intera fattoria sulla schiena.
Per il percorso completo fino al Mrtvica Canyon, calcola una giornata intera. Parti la mattina con l’entusiasmo di un esploratore vittoriano e torni la sera con l’aspetto di qualcuno che ha appena scoperto che l’esplorazione vittoriana non era poi così romantica. Ma ne vale la pena, ogni singolo passo dolorante.
Attrezzatura e consigli pratici
Ora, parliamo di attrezzatura, perché presentarsi alla Gola di Morača equipaggiati come per una passeggiata in centro città è come presentarsi a una cena di gala in pigiama – tecnicamente potresti farlo, ma perché complicarti la vita?
La prima regola è: porta acqua. Molta acqua. So che il fiume è proprio lì e sembra invitante, ma a meno che tu non abbia uno stomaco di ferro forgiato nelle fucine del Monte Doom, bere acqua di fiume non filtrata è una di quelle idee che sembrano romantiche finché non passi il resto della vacanza a conoscere intimamente ogni bagno del Montenegro.
Un cappello è essenziale, non solo per il sole ma anche per quei momenti in cui passi sotto gli alberi e scopri che gli uccelli montenegrini hanno una mira notevolmente precisa. Crema solare anche, perché scottarsi in montagna è come scottarsi in spiaggia, solo che fa più male all’orgoglio.
Per quanto riguarda il cibo, porta qualcosa di più sostanzioso di quelle barrette energetiche che sanno di cartone riciclato mescolato con la delusione. Un bel panino con il prosciutto di Njegusi, magari un po’ di formaggio locale, qualche mela – insomma, cibo vero per persone vere che fanno cose vere come camminare su e giù per le montagne questionando la propria sanità mentale.
Scarpe trekking gola Morača
Ah, le scarpe. Se c’è una cosa che ho imparato nella vita, è che puoi giudicare la serietà di un escursionista dalle sue scarpe. Quelli con le scarpe da ginnastica bianche appena comprate sono turisti. Quelli con gli scarponi consumati che sembrano aver visto più chilometri di un camionista a lungo raggio sono i veri esperti. E poi ci sono quelli in infradito, che sono… beh, sono speciali a modo loro.
Per la Gola di Morača, servono scarpe da trekking vere. Non quelle “scarpe da outdoor” che hai comprato perché erano in offerta e sembravano sportive. Parlo di scarpe con una suola che grip come un koala a un eucalipto, impermeabili (perché attraverserai ruscelli, volente o nolente), e con un supporto alla caviglia decente.
Ho visto gente tentare il percorso in scarpe da tennis. Alcuni ce la fanno, certo, nello stesso modo in cui alcune persone sopravvivono mangiando solo fast food – è possibile, ma perché rischiare? Le rocce possono essere scivolose, specialmente vicino alle cascate dove la nebbia d’acqua crea una patina sottile ma traditrice. È il tipo di scivolosità subdola che ti fa sembrare un personaggio dei cartoni animati quando cerchi di mantenere l’equilibrio.
Se proprio non hai scarpe da trekking e non vuoi comprarne un paio per una sola escursione (anche se, credimi, dopo questa ne vorrai fare altre), almeno assicurati che le tue scarpe abbiano una suola decente. E per l’amor del cielo, niente tacchi. Sì, ho visto anche quello. No, non chiedere.
Parcheggio inizio sentiero Morača
Il parcheggio all’inizio del sentiero è una di quelle cose che ti fa apprezzare la semplicità della vita rurale montenegrina. Non c’è una sbarra automatica, non c’è un bigliettaio annoiato, non c’è nemmeno un cartello che indica chiaramente “Parcheggio”. C’è solo uno spiazzo di terra battuta lungo la strada dove la gente ha deciso collettivamente che sì, qui si può parcheggiare.
È gratuito, il che nel 2024 è raro come un politico che ammette di aver sbagliato. Lo spazio per circa 20-25 auto c’è, ma durante i weekend estivi si riempie più velocemente di quanto io svuoti un piatto di ćevapi. Il trucco è arrivare presto – e quando dico presto, intendo prima delle 9 del mattino, quell’ora non proprio umana in cui gli uccelli sono già svegli da ore e ti guardano con aria di superiorità.
Se il parcheggio principale è pieno, c’è sempre l’opzione di parcheggiare lungo la strada. I locali lo fanno con una nonchalance che suggerisce anni di pratica, incastrando le loro auto in spazi che sembrano più adatti a una bicicletta. Io personalmente preferisco camminare qualche centinaio di metri in più piuttosto che passare venti minuti a fare manovra mentre una fila di auto dietro di me suona il clacson con crescente impazienza.
C’è anche un piccolo bar-ristorante vicino al parcheggio, gestito da una famiglia che sembra essere lì da quando la gola si è formata. Fanno un caffè turco che ti sveglia meglio di una secchiata d’acqua fredda e vendono acqua, snack e quei bastoncini da trekking che all’inizio sembrano inutili ma che dopo tre ore di camminata diventano i tuoi migliori amici.
Statua delle Tre Sorelle, un simbolo di unità nel cuore di Kolašin
Eccoci finalmente arrivati all’ultima tappa del nostro tour, e che modo di concludere! La Statua delle Tre Sorelle si trova nel centro di Kolašin, in quella che i locali chiamano pomposamente Piazza Centrale ma che in realtà è grande quanto un campo da tennis particolarmente ambizioso. È il tipo di statua che ti fa fermare e dire “Oh, guarda!” anche se non sei particolarmente interessato all’arte pubblica, un po’ come quando vedi un cane con un cappellino – non è che ti cambi la vita, ma ti strappa comunque un sorriso.
Le tre figure femminili in costume tradizionale montenegrino stanno lì, mano nella mano, come se fossero state congelate nel mezzo di un kolo (quella danza tradizionale balcanica dove tutti si tengono per mano e saltellano in cerchio fino a quando qualcuno non inciampa). Indossano i costumi nazionali con quei copricapi elaborati che sembrano un incrocio tra un cappello e un’architettura barocca in miniatura, e hanno quell’espressione serena che suggerisce che sanno qualcosa che noi non sappiamo – probabilmente la ricetta segreta della rakija della nonna.
La statua è diventata quello che nel gergo moderno chiamiamo un “selfie point”, anche se sospetto che quando l’hanno eretta nessuno sapeva cosa fosse un selfie. Ora è impossibile passare di lì senza vedere almeno tre persone che cercano l’angolazione perfetta mentre il loro compagno/a pazientemente scatta la ventesima foto perché “in questa ho gli occhi chiusi” o “si vede la mia pancia”.
Storia e significato culturale
La statua rappresenta molto più di tre donne vestite bene. È un simbolo dell’unità e della fratellanza del popolo montenegrino, che è un concetto bellissimo se non pensi troppo al fatto che i Balcani hanno passato buona parte degli ultimi secoli a litigare su chi possiede quale pezzo di montagna. Ma hey, l’importante è il messaggio, no?
L’idea delle tre sorelle viene da una leggenda locale che, come tutte le leggende che si rispettino, ha almeno diciassette versioni diverse a seconda di chi te la racconta e quanta rakija ha bevuto. La versione che preferisco io parla di tre sorelle che rappresentano le tre principali regioni del Montenegro, unite nella loro diversità come i ingredienti di una buona insalata – diversi ma meglio insieme.
La posizione della statua, proprio di fronte al Municipio di Kolašin in Via Buda Tomovića, non è casuale. È strategicamente piazzata dove tutti devono passare, un po’ come quei chioschi di kebab che magicamente appaiono sempre sulla strada tra il pub e casa tua alle 2 del mattino. È diventata il punto di riferimento principale della città – quando dai indicazioni a Kolašin, inevitabilmente finisci con “sai dove sono le Tre Sorelle? Ecco, da lì…”
Significato tre sorelle Montenegro
Il significato profondo delle tre sorelle va oltre la semplice rappresentazione di unità. Ogni sorella, secondo l’interpretazione ufficiale (che cambia leggermente a seconda di chi è al governo), rappresenta valori fondamentali: tradizione, modernità e speranza. È un po’ come quei test psicologici dove ti chiedono cosa vedi in una macchia d’inchiostro, solo che qui la macchia d’inchiostro è alta tre metri e fatta di bronzo.
I costumi tradizionali che indossano sono accurati fino al dettaglio più minuscolo, il che ha richiesto mesi di ricerca e consultazioni con esperti di folklore. Apparentemente c’è stata una discussione accesa sul numero esatto di bottoni sul corpetto della sorella di mezzo che è durata tre settimane e ha coinvolto due professori universitari e una nonna di 94 anni che alla fine ha avuto l’ultima parola perché “lei c’era quando ancora si indossavano davvero”.
L’illuminazione notturna della statua è stata aggiunta nel 2010, trasformando le tre sorelle in una visione quasi eterea quando cala il buio. Le luci LED cambiano colore durante le festività nazionali – rosse e oro per il Capodanno, i colori della bandiera per il Giorno dell’Indipendenza, e una volta, per errore, viola shocking per una settimana intera perché qualcuno aveva premuto il pulsante sbagliato e nessuno sapeva come sistemarlo.